L’iniziativa non basta

L’iniziativa popolare è stata lanciata nel 2011 ma non ha ancora prodotto risultati. Come dimostra la legge sul pluralismo dei media, è difficile sfidare gli interessi costituiti senza sponsor né sostegno politico.

Pubblicato il 2 Aprile 2013 alle 11:39

Sapete che cosa è il diritto d'iniziativa dei cittadini europei? Se non lo sapete non dovete preoccuparvi, non è colpa vostra. Si tratta di una piccola meraviglia del meccanismo della democrazia comunitaria, introdotta nelle procedure dell'Ue dopo le riforme di Lisbona (perché in realtà non ci sono molte ragioni per chiamarlo Trattato costituzionale). In altre parole, i cittadini degli stati membri hanno la possibilità di proporre delle leggi europee che si applicheranno nello spazio comunitario.

La condizione necessaria è che l'iniziativa sia approvata dalla Commissione europea (altrimenti ci ritroveremmo rapidamente con domande di abrogazione delle tasse). La petizione deve poi raccogliere entro un anno le firme di almeno un milione di europei provenienti da non meno di sette stati membri. Si discute ancora sull'accessibilità della formula del voto online e alcuni stati membri contestano già le procedure di convalida del milione di firme.

Finora una sola iniziativa del genere è riuscita a riunire il numero necessario di firme e riguarda l'accesso all'acqua come diritto umano universale. In compenso un'altra iniziativa, che mira a limitare a 30 chilometri all'ora la velocità massima nelle zone urbane, ha incontrato risultati mediocri.

Fra queste proposte (in realtà non molto numerose), si trova anche quella che mira a modificare l'attuale quadro legislativo comune allo scopo di assicurare il pluralismo dei media e l'indipendenza politica degli organismi nazionali di regolazione. In altre parole si tratta di lottare contro la concentrazione dei media (e sugli eccessi dei loro proprietari) e per l'indipendenza politica del Consiglio superiore dei mezzi audiovisivi degli stati membri.

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Ma questo farebbe gli interessi del cittadino? Senza dubbio. Assicurerebbe un'informazione più corretta e contribuirebbe a ridurre la propaganda fatta in nome di un giornalismo imparziale? Certamente. E contribuirebbe all'evoluzione continua della società [come ricorda la definizione del diritto d'iniziativa dei cittadini europei]? Sicuramente. Ma allora perché siamo così scettici sulla riuscita di questa iniziativa? Vediamo alcuni dettagli.

Il primo riguarda la novità della procedura in sé. Bruxelles è preparata solo teoricamente ad assimilare un'iniziativa europea. Si tratta di una novità e ancora non si è sicuri se funzionerà bene e quali saranno i punti di attrito.

Il secondo dettaglio riguarda gli interessi divergenti. Senza promozione non si può "vendere" l'idea e la raccolta delle firme si può rivelare molto difficile. In particolare in materia di pluralismo dei media, un concetto difficile da spiegare, il cittadino risponderà seccamente: "Ma certo che ho già il pluralismo. Se critico Traian Băsescu (il presidente della Romania) guardo Antena. Se non mi piace Victor Ponta ho B1 e se voglio cose più serie mi rimane România Tv, perché quei disgraziati hanno chiuso Otv (che apparteneva a Dan Diaconescu)!". Il problema sarà spiegargli che sarebbe nel suo interesse avere una vera informazione e non solo propaganda.

Promotori cercasi

Un altro punto delicato è sapere chi sarà incaricato di promuovere l'iniziativa. Infatti al di fuori della stampa online non ci sono molti soggetti disponibili. I gruppi di stampa privata sono i primi nemici di questa iniziativa. Ci sarebbero i media pubblici, ma in questo momento non sembrano godere buona salute in nessuna parte d'Europa. Inoltre c’è anche il piccolo dettaglio delle "risorse umane e finanziarie necessarie". Difficile immaginare chi potrebbero essere gli sponsor, al di fuori delle associazioni di giornalisti.

Insomma, ci troviamo di fronte a un diritto d'iniziativa utile per la democrazia, ma con dei nemici naturali molto potenti (all'incirca tutti i conglomerati mediatici europei), che non ha visibilità al di fuori della rete, con pochi fondi a disposizione e basato su un meccanismo che Bruxelles non conosce ancora bene. Senza dimenticare che questa iniziativa è nell'interesse di consumatori che sono il pubblico principale di coloro che la presunta legislazione dovrebbe rendere più responsabile. In altre parole, una sorta di servizio non richiesto.

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