Manifestazione a Caen (Normandia), 19 ottobre 2010

Le pensioni sono solo l’inizio

I benzinai sono all'asciutto, le auto bruciano e le scuole sono chiuse. La protesta contro la riforma delle pensioni ha coinvolto milioni di persone e la Francia è nel caos. Ma non si tratta solo del sistema previdenziale: l'intera gestione dello stato è sotto tiro.

Pubblicato il 19 Ottobre 2010 alle 14:27
Manifestazione a Caen (Normandia), 19 ottobre 2010

Ora ci si mettono anche i camionisti, che hanno bloccato le strade in segno di protesta contro la riforma delle pensioni. Gli operai delle raffinerie sono già passati all'azione: hanno innalzato barricate davanti ai depositi di petrolio e vogliono lasciare il paese a secco. Da giorni scioperano i ferrovieri. Gli studenti si preparano a mettersi alla testa del movimento. E oggi, per il settimo giorno consecutivo di protesta nazionale, scenderanno tutti in strada.

I sociologi mettono in guardia: l'incendio potrebbe essere difficile da contenere. I nervi sono a fior di pelle. Gli animi si scaldano, e ora il movimento ha anche un martire: durante gli scontri tra i giovani e la polizia, il sedicenne Geoffrey Tidjani è stato colpito da un proiettile di gomma e probabilmente perderà un occhio.

[…] **Questo articolo è stato ritirato su richiesta del titolare del copyright.** (traduzione di Nicola Vincenzoni)

Dalla Gran Bretagna

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Responsabilità o ingiustizia?

"C'è qualcosa di ridicolo nel fatto che gli studenti scioperino per proteggere le proprie pensioni", ironizza Gideon Rachman sul Financial Times. Tuttavia, prosegue Rachman, in Francia gli scioperi "stanno creando un serio disturbo all'economia, con la minaccia che il paese possa ritrovarsi presto a corto di benzina". Con la crisi europea sullo sfondo e il deficit al 5 per cento – ben oltre il 3 per cento fissato dal patto di stabilità dell'Unione europea – Rachman accusa la Francia di non "rendersi conto della gravità della situazione. La proposta di alzare l'età pensionabile da 60 a 62 anni è una riforma estremamente blanda, soprattutto se comparata con i tagli ai salari, alle pensioni e ai servizi cui sono costretti altri paesi europei strangolati dal debito come Grecia, Spagna, Irlanda e persino la Gran Bretagna. Potrebbe essere necessaria una crisi fiscale vera e propria per convincere i francesi che, come disse una volta Margaret Tatcher, 'Non ci sono alternative'".

Sul Guardian, invece, Philippe Marlière la vede in modo diametralmente opposto: "Il governo ha affibbiato ai giovani scioperanti l'etichetta di 'ragazzini manipolati', ma i commenti sono stati controproducenti e hanno galvanizzato i giovani. I genitori sono preoccupati per il futuro dei figli, quindi non gli impediranno di scioperare". "C'è un senso di oltraggio morale – prosegue Marlière – nell'imporre una cura neoliberista per una malattia causata proprio dal neoliberismo. I francesi non sono ostili alle riforme, chiedono solo che i sacrifici siano distribuiti equamente e le risorse assegnate a chi ne ha più bisogno".

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