Mirek Topolánek e Václav Klaus al summit EU-USA du 5 avril 2009

La battaglia di Lisbona continua a Praga

Dopo lunghe trattative tra i partiti, il 6 maggio il senato ceco ha ratificato il trattato di Lisbona. Ma il presidente Václav Klaus continua a opporsi.

Pubblicato il 22 Maggio 2009 alle 16:10
Mirek Topolánek e Václav Klaus al summit EU-USA du 5 avril 2009

Il risultato del voto era atteso in tutte le capitali europee. Il 6 maggio con 79 voti contro 54 il senato ceco ha ratificato il trattato di Lisbona. Ultima vittoria del primo ministro uscente Mirek Topolánek, un mese dopo la sua caduta orchestrata dal presidente Václav Klaus in piena presidenza dell'Ue. Insieme all'Irlanda, la Repubblica ceca era l'ultimo paese a non aver ancora ratificato questo testo che riforma il funzionamento dell'Unione.

Topolánek è riuscito anche a convincere la maggioranza dei senatori a preservare l'immagine del paese, alla fine di quella che Respekt ha definito la "battaglia ceca per Lisbona". Il settimanale spiega che alla vigilia della votazione il parlamento era diviso in due schieramenti irreconciliabili: "Da un lato il governo dimissionario di Topolánek con il suo 'signor Europa' Alexandr Vondra (Ods, il partito liberale al potere), il ministro degli Esteri verde Karel Schwarzenberg e altri partiti con l'eccezione dei comunisti. Per questo schieramento la mancata ratifica del trattato da parte del senato avrebbe significato, per riprendere l'espressione di Topolánek, un 'disastro totale' e un 'ritorno a prima del 1989'. La Repubblica ceca sarebbe stata spinta alla periferia dell'Europa, là dove comincia l'influenza della Russia".

"Dall'altro lato", continua Respekt, "si trova la corrente dell'Ods con a capo il presidente Václav Klaus, per la quale la catastrofe totale sarebbe al contrario la ratifica del testo". Per loro "non bisogna avere paura della Russia o di rimanere isolati, perché siamo protetti dalla Nato. Con la ratifica del trattato rischiamo molto di più - cioè di diventare marionette nelle mani dei grandi paesi europei, che ci obbligheranno a pagare delle imposte elevate e che imporranno il numero di immigrati che dovremo accettare".

"Devo ammettere la mia delusione nel vedere alcuni senatori cambiare posizione a causa di una pressione politica e mediatica senza precedenti, sia nazionale che straniera", ha dichiarato Klaus dopo il voto dei senatori. Per la stampa praghese però Klaus ha perso una battaglia, ma non la guerra. Il quotidiano economico Hospodářské Noviny riferisce infatti che il capo dello stato, la cui firma è necessaria per la ratifica, "aspetterà di vedere se un gruppo di senatori chiederà alla corte costituzionale di valutare di nuovo se il trattato di Lisbona non va contro la nostra costituzione". I Verdi hanno invece lanciato una petizione per invitarlo a firmare il testo. "Pensiamo che il presidente non dovrebbe bloccare il processo", spiega il loro portavoce George Green Kubalik sul giornale online týden.cz.

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