Attualità La Svezia in discussione (1/2)
La metro di Husby, 22 maggio 2013

Dietro la rivolta di Husby

I disordini alla periferia di Stoccolma dimostrano il fallimento dell’integrazione degli immigrati e il disinteresse del governo in materia di istruzione e impiego.

Pubblicato il 23 Maggio 2013 alle 13:11
La metro di Husby, 22 maggio 2013

Il lancio di pietre e gli incendi di macchine a Husby [nella periferia nord di Stoccolma] mettono in evidenza il fallimento di una politica. Ci è voluto molto tempo per arrivare a questa situazione, e ci vorrà molto tempo per cambiare la situazione.

Husby assomiglia a tante altre periferie difficili di Stoccolma. Tutti questi quartieri hanno in comune una forte popolazione di origine immigrata, un alto numero di persone assistite dallo stato, molti giovani che hanno abbandonato la scuola e un elevato tasso di disoccupazione.

Secondo le cifre dell'agenzia per l'occupazione svedese, il 20 per cento dei giovani di Husby non svolgeva alcuna attività nel 2010. Un ragazzo tra i 16 e i 19 anni su cinque era senza lavoro o non andava a scuola. Sulla carta non facevano niente. Ma gli esseri umani hanno sempre tendenza a crearsi delle occupazioni, e questi giovani - per lo più ragazzi - si sono trovati nuove attività, come per esempio andare sui ponti e tirare sassi sulle volanti della polizia, o incendiare la macchina del vicino. Non dicono ovviamente che sia meglio fare questo che non fare nulla, ma di fatto è quello che fanno e questo è il problema.

Dei quattro ragazzi che sono stati fermati finora [il 22 maggio] in seguito agli incidenti di Husby, il più anziano ha 18 anni. Tutti tranne uno hanno già dei precedenti, anche il ragazzo di 15 anni che peraltro è penalmente responsabile solo da poco [in Svezia si è penalmente responsabili a partire da 15 anni].

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Non c'è bisogno di aver fatto un'università molto selettiva per capire che ci troviamo di fronte a un evidente fallimento politico. Il problema viene dalla ghettizzazione. Sui 12mila abitanti di Husby più del 60 per cento è nato all'estero. E se si aggiungono coloro che sono nati in Svezia ma da genitori nati all'estero la percentuale arriva all'85 per cento.

Il problema dipende anche dalla scuola. Il 21 maggio il primo ministro Fredrik Reinfeldt ha parlato della possibilità di sbloccare nuovi fondi per l'educazione nazionale. È una buona notizia, ma forse avrebbe dovuto essere fatto un bel po' di tempo fa. Quando un liceale su cinque non va a scuola significa che l'insegnamento locale ha fallito.

Il problema viene anche dall'occupazione. Il lavoro è il primo elemento di integrazione. È in questa sede che si perfeziona la lingua, che si intrecciano legami e che si guadagna denaro.

Verdura esotica

Le periferie che accolgono molti immigrati richiedono un'attenzione enorme. Un'attenzione che i politici non hanno voluto dare loro. Purtroppo questo problema di gestione non è nuovo e si è curiosamente preferito far finta di niente. A lungo non abbiamo neanche avuto il diritto di dire che un quartiere che conta non meno di 114 nazionalità diverse richiedeva più risorse e più attenzione di altri quartieri meno cosmopoliti. Al contrario, le periferie con un'alta densità di immigrati erano presentate come dei luoghi esotici dove si poteva comprare verdura a buon prezzo.

Il problema non sarà risolto dall'oggi al domani e sarà necessario stanziare risorse considerevoli nel settore dell'istruzione, fin dalla scuola materna. Quando si comincia a prendere una brutta strada fin dall'adolescenza, come nel caso dei ragazzi che sono stati fermati, le possibilità di tornare sulla buona strada sono molto basse. Quando i propri genitori e quelli degli amici sono senza lavoro può sembrare perfettamente normale non lavorare. Quando la scuola sembra un paese straniero è facile abbandonarla.

A Husby il tasso di attività è intorno al 40 per cento, rispetto al 65 per cento su scala nazionale. È in questo dato che risiede il male - o piuttosto il peggiore dei mali.

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