Pest vista dalla collina di Buda, sulla riva destra del Danubio.

Il futuro è a est

Nel 2011 Ungheria e Polonia si succederanno alla guida dell'Ue. Un buon motivo perché l'Europa occidentale accantoni finalmente i pregiudizi verso i nuovi membri e presti attenzione alle loro proposte.

Pubblicato il 9 Novembre 2010 alle 15:24
Pest vista dalla collina di Buda, sulla riva destra del Danubio.

I nostri rapporti con l'Europa centrale sono strani. È come se rifiutassimo di vedere i considerevoli progressi compiuti dopo la caduta del comunismo nel 1989. È come se ci attaccassimo agli stereotipi del passato, molto più delle popolazioni dell'Europa centrale, nel nostro rifiuto di vedere che l'Europa si estende a est oltre l'Elba e l'Oder.

Alcuni si lamentano che gli abitanti di questi paesi non ci amano, che ci vogliono rubare i nostri posti di lavoro, i nostri sussidi familiari. Che cosa ci ha portato di buono Schengen se dobbiamo vedere la nostra piccola Danimarca devastata da questi gangster che ci invadono come erbacce adesso che le frontiere sono scomparse? Ecco cosa si brontola in Danimarca negli ultimi tempi, con il rischio di violare la legge sulla discriminazione razziale.

La nostra mancanza di prospettiva storica è drammatica, così come la nostra costante preoccupazione di cercare dei vantaggi immediati. Non sarebbe meglio, invece, ragionare più in grande? Io lo faccio e mi rallegro tutti i giorni di vivere in un'Europa quasi unita. E di avere in mezzo un'Europa centrale, senza la quale vivrei in un'Europa artificiale, sospesa tra Stati Uniti e Russia.

Di ritorno da Varsavia, una delle capitali più dinamiche della nuova Europa, ricca di fiducia e spirito di iniziativa, anche se non la più bella, mi dico che se fossi più giovane non mi dispiacerebbe andarci a vivere. È una città piena di vita. Il fatto che non conosca alcun giornalista danese in Polonia la dice lunga sul provincialismo della professione e sulla morte annunciata della stampa.

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Il 2011 sarà l'anno dell'Europa centrale. L'Ungheria assumerà la presidenza dell'Ue il primo gennaio e sei mesi dopo le succederà la Polonia, uno dei più prosperi tra i nuovi membri, con quasi 40 milioni di abitanti, un governo liberale apparentemente competente e nessun fascista nelle sfere alte del potere, una nazione con grandi tradizioni, una cultura antica, una modernizzazione in pieno sviluppo, un'economia in rapida crescita e una posizione strategica tra Germania e Russia. Anche l'Ungheria, nonostante se le sue risorse finanziarie non siano abbondanti, vuole lavorare per consolidare il bacino del Danubio, una regione con un forte potenziale che va dalla Baviera al Mar Nero. Un progetto già ben definito.

Programmi nebulosi

La Polonia è più ricca, ma le sue idee non sono ancora chiare; vuole interessarsi al prossimo allargamento a est che riguarderà le nuove repubbliche baltiche, la desolante Bielorussia, l'incerta Ucraina e la Moldavia, dove il problema della Transnistria dovrà essere risolto. Solo in questo modo i polacchi potranno veramente cercare di migliorare le relazioni tra Ue e Russia. Le relazioni russo-polacche sono soddisfacenti, ma non certo cordiali. A Varsavia ci si ricorda ancora dell'intervento russo contro la Georgia nel 2008 e si seguono con diffidenza le manovre di Mosca a Berlino e a Parigi, dirette a mettere la Polonia su un binario morto.

Da questo punto di vista la Danimarca avrà un ruolo importante da giocare, poiché accederà il prossimo primo luglio alla famosa troika, prima di assumere la presidenza Ue all'inizio del 2012. Ma quando si cerca di conoscere le sue idee e i suoi progetti per questo mandato, si viene a sapere che mancano il denaro e le ambizioni. "La presidenza danese dell'Ue sarà una presidenza in tono minore", dice un esperto.

Se così fosse sarebbe un disonore per il paese. Oltre alla gestione degli affari correnti, la presidenza danese dovrebbe dare vita a un progetto-faro, per esempio un vero legame fra i paesi baltici, l'Europa centrale e quell'Europa occidentale che con la sua arroganza si considera da troppo tempo come l'unica vera Europa. Il profitto dei più ricchi non dovrebbe essere l'obiettivo principale dell'Unione. (traduzione di Andrea De Ritis)

Cooperazione

Via alla Strategia del Danubio

I rappresentanti dei 14 paesi attraversati dal Danubio si sono riuniti l'8 ottobre a Bucarest per l'ultimo summit prima del lancio della Strategia per il Danubio, in programma per il primo semestre del 2011 sotto la presidenza ungherese dell'Unione europea. Il presidente romeno Traian Băsescu ha indicato lo sviluppo del trasporto navale europeo come "principale dimensione economica del Danubio", mentre il presidente della Commissione José Manuel Barroso, citato da Evenimentul Zilei, considera la strategia come un'occasione per "eliminare le differenze tra gli stati membri [dell'Ue: Germania, Austria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania, Slovacchia e Slovenia] ma anche tra i paesi dell'Ue e gli altri stati della regione [Serbia, Bosnia-Erzegovina, Ucraina, Moldavia, Montenegro e Croazia]". I progetti beneficeranno di un finanziamento europeo di circa 95 miliardi di euro, ai quali si aggiungeranno i prestiti della Banca europea d'investimento e della Banca per la ricostruzione e lo sviluppo.

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