Tempesta sull’Atlantico

Dopo l’iniziale armonia in risposta alla crisi, le politiche economiche di Stati Uniti e Unione europea si allontanano sempre più, producendo pericolosi squilibri tra euro e dollaro e minando la stabilità della ripresa. Al prossimo vertice Usa-Ue di Lisbona serve una svolta.

Pubblicato il 11 Novembre 2010 alle 16:21

Alla seduta del G20 in programma a Seoul l'11 e 12 novembre, ma soprattutto al vertice Usa-Ue che si terrà a Lisbona il 20 novembre, le due sponde dell'Atlantico si troveranno ben più distanti rispetto a due anni fa. Se allora l'infuriare della crisi economica aveva spinto Europa e America a una risposta coordinata, oggi le loro politiche economiche e monetarie si allontanano sempre più.

"L'accordo tra Usa e Ue ha cominciato a deteriorarsi a fine 2009 e poi nel 2010", ricorda Carlo Bastasin sul Sole 24 Ore. "Al summit del G-20 di Toronto le posizioni sono apparse in tutta la loro distanza: gli europei chiedevano di avviare le strategie di uscita dalle politiche di stimolo, convinti che ulteriori deficit e liquidità avrebbero destabilizzato l'economia. Gli americani invece vedevano la crescita Usa in pericolo e chiedevano maggiore stimolo. Essendo nel 2010 il deficit Usa doppio di quello della Ue e lo squilibrio commerciale molto più grave, lo stimolo è stato affidato alla politica monetaria con rischi di incertezza per i mercati e per la crescita dell'area euro."

Se in certi casi politiche economiche diverse possono rivelarsi complementari, stavolta la mancanza di coordinamento sta avendo soprattutto effetti deleteri: in particolare la cospicua svalutazione del dollaro rispetto all'euro, che mette a rischio la ripresa europea e la stabilità americana.

"Al summit di Lisbona, Usa e Ue concorderanno sul rifiuto del protezionismo, si impegneranno ad abbassare le barriere agli scambi di tecnologia, in particolare a quelle ambientali, dichiareranno infine il comune impegno all'innovazione per la difesa dei posti di lavoro. Ma Usa ed Europa hanno bisogno anche di porre il tema del riequilibrio globale sul tavolo negoziale e per farlo credibilmente devono essere coerenti al loro interno. Finora i segnali non sono affatto quelli giusti", ammonisce Bastasin.

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G20

L'Europa su uno strapuntino

Il G20 di Seoul “non è che una delle tante dimostrazioni dello spostamento del centro di gravità mondiale dallo scenario euro-atlantico alla regione trans-pacifica”, scrive la Frankfurter Allgemeine Zeitung mentre nella capitale sud-coreana si inaugura il summit dei paesi più industrializzati. Il quotidiano tedesco fa notare come siano stati gli europei stessi ad aver esercitato pressioni affinché l’istituzione che deve “facilitare” le politiche economiche internazionali includesse anche i paesi emergenti. Adesso, però, gli europei “si rendono conto che questi non sono così accomodanti né disponibili a condividere le responsabilità globali come avevano sperato”. Gli europei “faranno più fatica a creare coalizioni per difendere i loro interessi e ottenere consensi”. Si tratta di un compito tanto più difficile quanto più si considera che l’“Ue è sempre spaccata al proprio interno e ha un problema di rappresentanza”.

Un'altra conseguenza, osserva Slate.fr, è che l’Europa assiste impotente alla “guerra delle valute”. Le ragioni sono la scarsa flessibilità dei trattati e l'eccessiva rigidità della Bce, ma soprattutto "l'assenza di pensiero economico. Tutto ciò che si chiede a uno stato o a una banca centrale è di non fare niente quando le cose vanno bene e d'intervenire con forza quando vanno male. In questo schema, l'Europa è ancora più difficile da manovrare rispetto a uno stato nazionale, quindi è sempre troppo presente o troppo assente".

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