Possiamo farcela senza l’Fmi

L’intervento del Fondo è stato indispensabile per impedire il collasso dell’eurozona. Ma ora che il peggio è passato l’Europa dovrebbe dimostrare che è in grado di cavarsela da sola.

Pubblicato il 7 Agosto 2013 alle 15:06

La decisione del Brasile e di un certo numero di altri paesi di non sostenere più il programma dell'Fmi in Grecia arriva al momento giusto per ridiscutere del sostegno dell'Fmi agli Stati membri della zona euro.

Ricordiamo prima di tutto che l'intervento dell'Fmi nella zona euro non è automatico. Di solito l'Fmi aiuta un paese che conosce un forte squilibrio della sua bilancia dei pagamenti, che si traduce il più delle volte con una fuga dei capitale esteri, una riduzione delle riserve della banca centrale e una svalutazione della moneta nazionale. Prestando nuove riserve attraverso un programma di sostegno condizionato a delle riforme, l'Fmi rassicura gli investitori e permette di invertire i flussi verso il paese in crisi.

Ma la bilancia dei pagamenti della zona euro è in equilibrio e l'euro è una moneta forte, quindi è difficile giustificare un intervento dell'Fmi. Del resto all'inizio della crisi nel 2010 questo aveva portato Jean-Claude Trichet, in qualità di governatore della Bce, a dire che il ricorso all'Fmi sarebbe stato un fallimento per la zona euro.

In realtà l'Fmi è intervenuto nella zona euro (Grecia, Irlanda, Portogallo e Cipro) per tre ragioni principali. La prima è che non era stato previsto nulla per affrontare una situazione di fallimento di uno stato della zona euro, e il Fondo era l'unico strumento finanziario disponibile per aiutare degli stati che avevano delle necessità di finanziamento a brevissimo termine.

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La seconda era politica, l'Fmi doveva svolgere il suo ruolo di capro espiatorio, cioè di istituzione che esige delle condizioni impopolari per il risanamento, una cosa che gli stati della zona euro non erano pronti a fare da soli.

Terza e ultima ragione, l'indiscussa esperienza dell'Fmi nel concepire in poche settimane dei programmi economici. Un'esperienza che giustificava un sostegno del genere in una situazione così caotica.

[[Nel corso degli ultimi tre anni la zona euro ha fatto notevoli passi in avanti]]. Da un lato ha creato gli strumenti finanziari di solidarietà necessari. La Bce si dotata dell'Omt ("outright monetary transactions"), che le permette di concedere il finanziamento a uno stato a brevissimo termine, giustificando l'espressione del governatore Mario Draghi secondo la quale la Bce si impegna a fare "tutto quello che sarà necessario" per salvaguardare l'euro.

Le istituzioni della zona euro hanno inoltre creato il Meccanismo europeo di solidarietà (Ems), che di fatto svolge il ruolo di un fondo monetario europeo, uno strumento finanziario di prestito agli stati più deboli. Infine da un punto di vista politico gli stati più solidi - a cominciare dalla Germania - si dimostrano capaci di assumere sempre meglio le loro responsabilità esigendo le misure di risanamento e al tempo stesso mostrandosi solidali (per esempio attraverso la creazione di fondi di aiuto ai giovani o alle piccole e medie imprese).

Atto politico

A questo punto non sarebbe il caso che la zona euro dicesse che può fare a meno dell'Fmi? La seconda moneta di riserva al mondo dovrebbe trovare la sua piena sovranità e mostrare che è capace di essere solidale e protettrice nei confronti dei suoi membri. Non ricorrere al Fondo avrebbe una duplice conseguenza. Prima di tutto finanziaria. Bisognerebbe infatti coprire le spese dell'Fmi in Grecia, Portogallo e a Cipro. Ma questi fondi sono adesso disponibili attraverso l'Ems.

In secondo luogo politica, poiché la zona euro sarebbe lasciata a se stessa e alle sue debolezze, soprattutto per quanto riguarda la debole coesione delle economie tra sud e nord. [[I governi hanno voluto dimostrare che la zona euro non era solo un’unione monetaria]], ma anche un atto politico. Di conseguenza un gesto del genere assumerebbe un significato forte: dopo una fase difficile, la zona euro si dimostrerebbe pronta ad affrontare da sola le sue sfide (come per esempio l'annullamento o meno di una parte del debito sovrano della Grecia, questione che è oggeto di discussioni tra Fmi e zona euro).

Tuttavia prima di rinunciare al Fondo potrebbe essere adottata una soluzione intermedia. L'Fmi, come fa già in alcuni paesi, potrebbe firmare con gli stati della zona euro con cui ha concluso un programma di aiuti dei cosiddetti accordi di precauzione, ovviamente di concerto con la zona euro. Si tratta di accordi senza un aiuto finanziario ma sotto forma di firme in bianco sulla condotta della politica economica. Così la zona euro manterrebbe la sua autonomia finanziaria sfruttando al tempo stesso l'esperienza dell'Fmi. Si tratterebbe di una prima fase, perché in ultima analisi la zona dovrà affermarsi politicamente.

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