Anche i banchieri al salvataggio

Dopo il salvataggio dell'Irlanda, i leader della zona euro hanno deciso di far partecipare gli investitori privati ai futuri interventi di stabilizzazione a partire dal 2013. Una buona idea, ma per uscire dalla crisi ci vorrà ben altro.

Pubblicato il 29 Novembre 2010 alle 15:59

"La folle corsa tra dirigenti della zona euro e mercati ha fatto registrare un'importante novità", osserva La Tribune. Il 28 novembre "i ministri delle finanze dei Ventisette hanno definito il piano di salvataggio da 85 miliardi di euro per l'Irlanda", spiega il quotidiano francese. "In particolare Parigi e Berlino si sono messe d'accordo per dare un carattere stabile, oltre il 2013, alla linea di difesa istituita per far uscire la zona euro dalla crisi provocata dall'enorme incremento del debito pubblico. Grazie al precedente della Grecia, i leader hanno capito che è importante agire subito e in modo coordinato".

Il piano prevede la partecipazione dei creditori privati agli eventuali futuri piani di aiuto ai paesi in difficoltà. Ma "al contrario di quello che voleva in un primo tempo la Germania, la partecipazione del settore privato sarà decisa 'caso per caso'", precisa La Tribune. Inoltre sarà messa in atto solo in caso di insolvenza e non se gli stati avranno semplici problemi di liquidità. Clausole di azione collettiva saranno incluse nelle nuove emissioni di debito dopo la metà del 2013. In questo modo saranno possibili ristrutturazioni del debito negoziate con i creditori privati.

"La Germania ha avuto ragione a difendere un meccanismo che permette ai paesi di dichiarare fallimento se non possono rimborsare i loro debiti. Questo potrebbe diventare possibile attraverso le clausole di azione collettiva ", commenta il Financial Times, secondo il quale "alcuni paesi devono ormai affrontare costi di finanziamento del debito astronomici. È chiaro che non si può più tornare alle condizioni precedenti alla crisi, quanto tutti potevano prestare a tassi vicini a quelli tedeschi. Questo modello bancario è ormai finito. Le idee di Berlino saranno probabilmente realizzate solo in parte, ma mostrano la strada giusta per intervenire".

Il cugino tedesco del Ft è più circospetto. "Il risultato sembra in grado di calmare i mercati", scrive il Financial Times Deutschland. "Ma i governi hanno la loro parte di responsabilità. Questo vale soprattutto per Angela Merkel, che ha chiesto con energia una maggiore responsabilità dei creditori. È probabile che la cancelliera abbia pensato più ai suoi elettori tedeschi che ai mercati mondiali. Ma rimanere in silenzio per settimane e lasciar trapelare solo qualche dettaglio senza commentarlo è un vero e proprio invito alla speculazione".

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Per El Mundo "ormai i paesi più insolventi avranno difficoltà a finanziarsi, perché gli investitori preferiranno comprare il debito di stati economicamente più forti. Con la spada di Damocle del salvataggio sopra la testa, la Spagna è probabilmente uno dei paesi che sarà snobbato dagli investitori". In compenso il quotidiano sottolinea che "il nuovo sistema ha il vantaggio di obbligare il governo a essere molto più esigente nel controllo del deficit e quindi nell'emissione del debito".

Come osserva la Süddeutsche Zeitung, gli 85 miliardi messi sul tavolo dall'Ue e dall'Fmi "sono solo un piano di primo intervento. Per bloccare veramente la crisi del debito, i ministri delle finanze dovranno farsi aiutare dai creditori. E questo dovrà avvenire il più presto possibile".

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