Attualità Elezioni tedesche 2013

Non parlateci di Europa

Mai prima d’ora le elezioni tedesche hanno suscitato tanto interesse nel continente. Eppure in Germania la campagna ha relegato in secondo piano i grandi temi legati all’Ue.

Pubblicato il 20 Settembre 2013 alle 15:35

Secondo una battuta che circola in questo momento a Londra, l'Europa avrebbe ormai due capitali: una è Berlino, l'altra Francoforte. In Grecia sono insistenti le voci secondo le quali il governo tedesco potrebbe mettere all'ordine del giorno una rinegoziazione del suo debito.
In Spagna si continua a credere che la delibera bancaria [cioè il meccanismo per intervenire sulle banche in difficoltà] sarà regolata a partire dal 23 settembre - le banche più in difficoltà dalle penisola iberica saranno liquidate collettivamente dopo le elezioni tedesche e così tutto sarà risolto senza troppi problemi.
No, in Germania nessuno sembra preoccuparsi. In questa campagna elettorale nessuno parla dell'Europa. Nessuno si chiede se esistono idee nuove per risolvere la crisi. Nonostante sia stato superato il suo momento più difficile, questa crisi è tutt'altro che finita - anche se nessuno vuole sentirselo dire. Nessuno si interroga sui rischi per il paese di una liquidazione delle banche. Nessuno evoca l'architettura di una nuova Europa, in grado di evitare che la crisi si ripeta. 
Perché allora non immaginare che un referendum su una nuova costituzione diventi la principale questione politica della prossima legislatura? Un voto parlamentare su una nuova costituzione che veda la Germania delegare alcuni elementi fondamentali della sua sovranità a Bruxelles?
Si possono immaginare molte cose e si riflette molto, a Parigi, a Londra, a Bruxelles. Mai nella storia del dopoguerra delle elezioni politiche hanno esercitato una tale attrazione sui vicini della Germania - e questo non è solo dovuto al fatto che Angela Merkel appare come il personaggio più potente del continente, se non del mondo. 
In Europa l'elezione del nuovo Bundestag è associata a una speranza di salvezza, come se Natale arrivasse in anticipo e i regali dovessero essere distribuiti la mattina del 23 settembre. Questa attesa dimostra due cose. Prima di tutto l'importanza della Germania, potenza economica egemone nel continente. Senza la Germania non si muove niente in Europa, come testimonia l'immobilismo delle ultime settimane. In secondo luogo dimostra il crescente bisogno di azione.
Quattro paesi vivono sotto la tutela degli altri stati membri. Uno di essi, l'Irlanda, dovrebbe entro l'anno ricominciare a muoversi da solo. La situazione è giudicata stabile in Portogallo e in Spagna. La Grecia avrà probabilmente ancora bisogno di aiuto. Si tratta di argomenti noti. La questione successiva è quella del bilancio europeo, sul quale si concentrano le attenzioni di molti paesi e che non è stato ancora votato dal Parlamento europeo. Si discuterà anche di denaro, di redistribuzione e della campagna elettorale che ben presto sarà lanciata in Europa. Tutti argomenti che sicuramente provocheranno accese discussioni.
Molti di questi punti ruotano intorno alla Germania, in particolare sulla liquidazione delle banche e su quella che è la questione principale: come rimodellare la zona euro per evitare che si ripetano le stesse situazioni? E con questa domanda arriviamo al nocciolo della politica: chi decide e chi paga? 

Il gigante modesto

La Germania, che ha tutto l'interesse a favorire la sopravvivenza dell'euro, dovrà immaginare dei modi per armonizzare e controllare in futuro i bilanci della zona euro, per adattare i regimi sociali e per distribuire gli investimenti pubblici. Ma per fare questo dovrà affrontare alla radice la questione e determinare se questi paesi dell'Europa, così diversi gli uni dagli altri, saranno un giorno capaci di armonizzare la loro competitività (anche in modo approssimato) o se saranno necessari dei trasferimenti di fondi - sul modello della perequazione delle risorse fra i Länder tedeschi.
Tutto questo riguarda il diritto di bilancio, il controllo parlamentare, l'architettura della democrazia in Europa, e potrebbe portare a una revisione della costituzione tedesca con l'eventuale possibilità di un referendum. Tutta l'Europa vede questi problemi e osserva la Germania con attenzione. Ma cosa pensa la Germania?
La Germania va alle urne molto rilassata, anche se fin dal giorno dopo sarà al centro di tutte le attenzioni. Impossibile aspettarsi dei miracoli e non vi sarà nessuna distribuzione di regali. Molto probabilmente Merkel non cambierà molto nel suo stile, mentre l'Spd non sembra così determinata nel difendere l'euro.
Ma è prevedibile un cambiamento nel ritmo delle riforme - e qualcuno spera addirittura in un programma ambizioso. La Germania, per quanto affronti con modestia questa campagna elettorale, rimane comunque un gigante per gli altri paesi. E difficilmente Gulliver accetterà i ferri che lo aspettano.

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