Lasciamo parlare gli euroscettici

I leader dell’Ue sembrano spaventati dal dissenso e vorrebbero più controllo sull’opinione pubblica. Invece dovrebbero impegnarsi in un dibattito aperto in vista delle elezioni europee.

Pubblicato il 16 Ottobre 2013 alle 12:44

In questi ultimi giorni il quotidiano belga fiammingo De Standaard, il quotidiano belga francofono Le Soir e la rivista francese Le Nouvel Observateur sono riusciti a riunire un numero impressionante di personalità e di intellettuali europei. Inoltre è stato organizzato un dibattito in cui sono stati espressi pareri diversi. Da questo punto di vista gli organizzatori e i partecipanti meritano tutto il nostro rispetto, anche se uno solo degli invitati era un convinto euroscettico. Per questa ragione provo a proposito dei dibattiti a cui ho assistito delle impressioni contrastanti.

La partecipazione del cittadino

Si ha l'impressione che i nostri dirigenti europei e i loro collaboratori abbiano paura dell'euroscetticismo, che non riescano a capire quello che passa per la testa dei cittadini e che siano incapaci di coinvolgerli. Qualunque sistema politico oscilla fra efficienza e legittimità. Nell'Ue la bilancia è decisamente inclinata in favore della ricerca di soluzioni efficaci alle sfide comunitarie. Eppure l'Ue si vanta di difendere dei valori democratici e di diffonderli fuori dalle sue frontiere. Ma è proprio questo il punto dolente. In una democrazia la partecipazione del cittadino e la legittimità del regime politico che ne deriva sono essenziali.

Totalitarismo

Le istituzioni si preoccupano ovviamente dei cittadini. Ma quando [il presidente del Consiglio europeo] Herman Van Rompuy ha affermato che è difficile comunicare con i cittadini perché bisogna sempre trasmettere un unanime messaggio positivo, ho avuto un sobbalzo.
A quanto pare i politici in carica nelle varie istituzioni europee non vogliono solo convincere la gente a riflettere sull'Ue, ma anche decidere sul contenuto dei loro pensieri. Ma ricorrere all’indottrinamento come strategia di comunicazione è una forma di totalitarismo. Le proposte citate mostrano anche che l'euroscetticismo è troppo spesso visto come una minaccia piuttosto che una sfida.
Perché all'interno dell'Ue non si può avere un dibattito nel quale possano essere prese in considerazione opinione diverse? E perché l'Ue non può comunicare su questo dibattito in corso, dove intervengono dei sostenitori e degli oppositori? Il nostro compito è diversificare il dibattito e accedervi più facilmente.

La mentalità degli esperti Ue

In occasione del dibattito di apertura si è visto che sono ancora necessari degli sforzi per cambiare la mentalità degli esperti Ue. Sono rimasta sorpresa quando quasi tutto il pubblico si è messo a ridere di fronte a una signora che ha definito Herman Van Rompuy presidente della Commissione europea e non del Consiglio europeo. Ma se chi partecipa a una serie di dibattiti sull'Ue si sbaglia ancora su questo argomento, mi sembra evidente che il fatto di presentare dei candidati alla presidenza della Commissione non cambierà nulla. Di certo questo non contribuirà a spingere i cittadini ad andare a votare alle elezioni per il Parlamento europeo di maggio.
Voglio quindi lanciare un appello a tutti coloro che dirigono le istituzioni europee. In primo luogo smettete di aver paura delle opinioni diverse dalle vostre e impegnatevi in un dibattito aperto. In secondo luogo aprite questo dibattito attraverso la vostra base politica locale a un largo pubblico che comprenda anche giovani, persone poco qualificate e donne. Infine ascoltate le voci nelle istituzioni che hanno già adottato un tale approccio e che propongono misure realistiche e concrete per metterlo in pratica. Avete sette mesi davanti a voi.

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