Una pietra sullo spionaggio

Lo scandalo delle intercettazioni ha inferto un brutto colpo ai rapporti tra Europa e America. Ma questo non deve interrompere trattative chiave come quella sull’accordo di libero scambio, o ad approfittarne saranno i nostri rivali come Russia e Cina.

Pubblicato il 4 Novembre 2013 alle 17:21

Secondo la stampa tedesca, quando lo scandalo delle intercettazioni iniziava a attenuarsi il presidente russo ha fatto sì che tutti in Europa sapessero che gli americani avevano ascoltato le conversazioni telefoniche di Angela Merkel sul suo cellulare. Quando anche quel polverone iniziava a rarefarsi, un illustre membro del partito tedesco dei Verdi inaspettatamente si è recato a Mosca per incontrare Snowden. I media sono tornati subito a interessarsi al caso ed è chiaro che, senza il permesso del Cremlino, l’incontro non avrebbe avuto luogo.

I rapporti tra Russia e Germania sono al livello più basso dai tempi della caduta del Muro di Berlino. Ma neanche i rapporti tra Stati Uniti e Russia vanno molto meglio. Dilatando al massimo il divario tra i due alleati, Mosca sta ottenendo un grosso risultato, e non soltanto in termini geopolitici. Il presidente russo adesso può far vedere al suo popolo quanto è precipitato in basso il marcio occidente.

Questa volta, tuttavia, si è spinto un po’ troppo oltre, e infatti molti pensano che il rivelatore di segreti dell’Nsa sia ormai un burattino nelle mani del Cremlino. Per i leader in Europa e a Washington questo è il segnale che è arrivato il momento di fare ammenda.

Ma il latte è già versato, perché Snowden non è nato per opera dei russi: è stato creato dalla stessa Agenzia per la sicurezza nazionale, ossessionata dall’idea di spiare tutto e tutti. Peggio ancora, l’Nsa gli ha dato accesso ai suoi segreti, di cui egli si è impadronito prima di scappare in Russia passando per Hong Kong. Nessuno sa quali altri prove compromettenti egli nasconda nella manica e per quanto tempo ancora le rivelazioni continueranno a susseguirsi e a imbarazzare la Casa Bianca.

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Ipocrisia europea

È inutile negare che nelle reazioni dell’Ue al caso Snowden ha pesato molto l’ipocrisia. Dopo tutto, le agenzie d’intelligence europee non se ne stanno mano in mano ad osservare l’Nsa che intercetta e ascolta tutto ciò che passa per internet, ma fanno esattamente la stessa cosa con mezzi esattamente identici. Oltretutto coordinano i loro sforzi e si consigliano reciprocamente su come aggirare le leggi anti-sorveglianza dell’Ue. Per di più, anche gli europei, pur se su scala minore, spiano gli americani e cercano di carpirne i segreti. Una pratica che adesso dovrebbe finire una volta per tutte.

Washington, Berlino e Parigi stanno negoziando degli accordi per evitare di spiarsi a vicenda. Ma non basta. Occorre un patto generale tra Ue e Usa, così che tutti i cittadini dell’Unione, e non soltanto quelli degli stati più grandi, siano protetti da questo tipo di sorveglianza. È improbabile che la Casa Bianca negozi su questo punto con i paesi più piccoli nello stesso modo col quale tratta con Francia e Germania. Al contrario, probabilmente trasferirà le spie americane da Berlino e Parigi in quei paesi, così che possano andare avanti con il loro lavoro.

[[L’Ue ha bisogno di normative più rigide per la protezione dei dati personali]]. Tali regolamentazioni avrebbero dovuto entrare in vigore nel 2014, ma la scadenza è stata spostata in avanti di un anno, anche a causa delle pressioni di Berlino. Questo spiega per quale motivo Angela Merkel sia apparsa così cupa quando ha rimproverato gli americani di aver intercettato il suo telefono.

Garantire il diritto dei cittadini alla privacy non significa che l’Europa si arrende nella guerra al terrorismo e vuole costringere l’America a fare altrettanto. Le agenzie d’intelligence dell’Ue hanno il diritto di mettere sotto sorveglianza i sospetti, ma ciò va fatto nei limiti della legge: ogni caso deve essere approvato da un tribunale, le prove devono essere distrutte qualora l’indagine che le riguarda sia interrotta e così via. Se crediamo a Snowden quando afferma che i servizi di intelligence dell’Ue si sono uniti in un “consorzio” per controllare le nostre email e le nostre telefonate, sarà meglio fissare i limiti di queste operazioni. E oltretutto controllare le cose meglio di quanto abbia fatto il governo degli Stati Uniti, dove il presidente Obama era all’oscuro del fatto che l’Nsa intercettava le conversazioni di Merkel.

Una sola famiglia

Infine, gli scandali sulle intercettazioni offrono l’occasione per aggiornare quelli che siamo soliti chiamare i “legami transatlantici”, definizione che negli ultimi anni ha iniziato a suonare un po’ come un anacronismo da Guerra fredda. L’Europa – la “nuova” ancor più della “vecchia” – si aspetta l’aiuto dell’America, nel caso per altro improbabile di un’aggressione dall’est. Le garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti per i membri della Nato non devono essere ritirate, ma integrate da nuovi contenuti. Europa e America devono trovare nuove aree di cooperazione. [[Durante il mandato di Obama la distanza tra i due continenti di fatto è aumentata]].

Il proposto Ttip offre un’occasione senza precedenti per un riavvicinamento Usa-Ue. Peccato che le trattative siano passate in secondo piano dal primo giorno delle rivelazioni di Snowden. In Europa molti chiedono che i colloqui siano sospesi o addirittura interrotti. Un simile scenario non soltanto sarebbe particolarmente gradito a Mosca, ma anche a Pechino. Ecco perché i leader europei devono difendere le motivazioni di fondo del Ttip, anche se l’Nsa ha intercettato le loro telefonate sui cellulari.

Barack Obama non ha mantenuto le aspettative e le speranze riposte in lui in Europa. Le agenzie d’intelligence statunitensi hanno trattato i paesi europei alla stregua di colonie. Abbiamo buoni motivi per nutrire rancore nei confronti dell’America, ma non dobbiamo fermarci qui. Dobbiamo proseguire il dialogo: dopo tutto, siamo un’unica famiglia.

Dalla Germania

Der Spiegel chiede l'asilo per Snowden

Lo Spiegel chiede “asilo per Snowden” e sostiene che “un uomo che dice la verità non commette un crimine”.

Cinquantuno personalità (tra cui diversi leder politici di tutti gli schieramenti, intellettuali e sportivi) chiedono che la Germania conceda asilo politico a Edward Snowden, l’uomo che ha rivelato le dimensioni dello spionaggio degli Stati Uniti nel mondo, in particolare sulle pagine del settimanale di Amburgo. Snowden, che vive in Russia grazie a un diritto d’asilo temporaneo fino all’estate del 2014, è pronto a testimoniare sullo spionaggio in Germania, ma chiede a Berlino di non consegnarlo agli Stati Uniti. “Il governo tedesco è all’impasse”, spiega Der Spiegel:

Da un lato Snowden dev’essere protetto, ma dall’altro una decisione di questo genere porterebbe a uno scontro con gli Stati Uniti.

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