Attualità Dieci sguardi sull’Europa | 4

L’Ue è un’auto

L'Europa non è una fonte d'ispirazione artistica né un affare di cuore. Assomiglia più a una macchina: anche se qualcuno ha sviluppato per essa una vera ossessione, per tutti gli altri è semplicemente un mezzo per raggiungere scopi pratici.

Pubblicato il 27 Dicembre 2010 alle 09:23

Quando un autore di teatro e un politico si incontrano, è quasi inevitabile che il secondo menzioni cosa dovrebbe essere scritto in un testo. Ai nostri giorni il politico dice sempre: “Mi aspetto un pezzo sulla crisi finanziaria”.

Eppure qualche anno fa un politico mi ha detto che gli sarebbe piaciuto un pezzo sull’integrazione europea. E poi mi ha guardato con occhi raggianti, come se mi avesse dato l’idea per un successo assicurato a livello continentale.

Ovviamente non ho scritto il pezzo. Non solo perché di integrazione in Europa ne sapevo ancora meno di quel politico a teatro. Del resto non esiste un testo dedicato all’integrazione europea, per lo meno nessuno degno di nota. E anche questo non è strano, dato che l’arte da sempre si scontra con le situazioni. Dove tutto va più che bene, l’arte non ha molto da dire (in questo senso la richiesta di un pezzo sulla crisi finanziara è più comprensibile).

L’integrazione europea ha registrato notevoli progressi. Le lodi, anche eccessive, degli oratori improvvisati sono giustificate. I conflitti nazionalistici in Europa sopravvivono appena ed è solo lontanamente concepibile che possano sfociare in una guerra. Non si trovano più campi di prigionia, blocchi o divisioni europee. In molti punti non si effettuano più neanche i controlli alla frontiera – cosa che fino a qualche decennio fa sembrava un’utopia.

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Esiste una moneta unica che anche in seguito, anche nel caso in cui la sua adozione in alcuni stati fosse stata annullata, avrebbe conservato il proprio lustro e stimolato gli altri stati ad aderirvi. I diplomi e i titoli universitari hanno validità in tutta Europa, i mercati del lavoro si aprono, permettendo a ogni europeo di cercare la propria fortuna in ogni parte del continente. E, dal momento che comunque non c’è alcun conflitto tra gli stati d’Europa, si potrebbero anche sostituire gli eserciti nazionali con uno europeo. I ministri della difesa, senza lavoro, potrebbero allora darsi al teatro.

Ma in genere io non sono mai stato a mio agio con l’Europa. Ho sentito parlare del concetto di “casa europea” per la prima volta da Michail Gorbaciov, nella seconda metà degli anni Ottanta. Per questa idea Gorbaciov ha sacrificato l’impero sovietico. Ha liberato il blocco orientale dal dominio sovietico, permesso la riunificazione della Germania e l’allargamento a est della Nato. L’Unione sovietica è crollata e tre delle sue ex-repubbliche sono entrate a far parte dell'Ue.

Eppure al resto delle ex-repubbliche sovietiche la porta di casa europea è stata sbattuta in faccia.. Un caso ancora più incredibile è quello dell’Ucraina che nel 2004, durante la “rivoluzione arancione”, ha fatto cadere il suo governo autoritario. I rivoluzionari di Kiev erano animati dagli ideali europei e sostenuti da una prospettiva europea. Il loro scopo era garantire con mezzi pacifici la democrazia, la libertà e il diritto – e se questo non è europeo, cosa lo è?

Ma l’Ucraina non è entrata in Europa. So cosa significa questa umiliazione, dato che sono ucraino. Spesso si sente dire che “l’Europa è un affare di cuore". Bene, per gli uomini della rivoluzione arancione e sicuramente anche per Michail Gorbaciov lo era. Tuttavia non sono riusciti a ottenere un posto nell’Europa istituzionale. Mentre i danesi, gli irlandesi e tutti gli altri che hanno detto no alla costituzione europea sono dovuti rimanere nell'Unione.

Questione di lingua

Per questo non posso pensare davvero all’Europa come a un “affare di cuore”. Piuttosto, la vedo come una costruzione burocratica, che nella vita di tutti i giorni è un vantaggio innegabile. Si pensi solo ai privilegi che assicura lo status di “utente europeo”.

Allo sviluppo di una “identità europea” si oppone soprattuto la questione linguistica. Tutti sanno che la comprensione nella lingua materna è ineguagliabile. E purtoppo per un periodo di tempo incalcolabile nessun europeo riuscirà a comprendersi con la maggioranza degli europei in una lingua madre comune. Ogni politico europeo che tiene discorsi nella propria lingua viene capito solo da una minoranza di cittadini europei.

Ma poichè la lingua, la retorica dei politici sono i tratti che più li distinguono, i politici europei saranno sempre per la maggior parte dei cittadini europei un po‘ estranei e Bruxelles rimarrà sempre un’astronave senza volto e senza parola. E a questo non c’è soluzione.

Ci sono uomini che amano la propria auto. Altri sostengono che sia "solo un oggetto d’uso comune“. E così è anche per l’Europa: l’Europa può essere un affare di cuore. Ma per fortuna anche così funziona.

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