Il centro di detenzione di Filakio, alla frontiera tra Geecia e Turchia, il 5 novembre 2010.

Il muro non basta

La barriera che il governo greco vuole costruire alla frontiera con la Turchia è una risposta superficiale. Per risolvere l’emergenza dell’immigrazione bisogna affrontarne le cause profonde.

Pubblicato il 10 Gennaio 2011 alle 13:55
Il centro di detenzione di Filakio, alla frontiera tra Geecia e Turchia, il 5 novembre 2010.

Il nostro paese non può essere soddisfatto della politica seguita negli ultimi venti anni in materia di immigrazione. Si tratta di un questione che ci riguarda tutti e che al tempo stesso dobbiamo subire. L'Europa è al centro di un'importante ondata migratoria, le cui cause più evidenti sono economiche, sociali e politiche.

Ma per affrontare il problema in modo efficace dobbiamo esaminare le radici profonde del fenomeno, che vanno ricercate nei paesi di origine degli emigranti, e in funzione di ciò elaborare delle politiche appropriate. Questo compito va oltre le capacità di un solo paese, e riguarda anche l'Europa e le Nazioni unite.

La Grecia non può essere utilizzata come un "muro" o come centro di detenzione per tutta l'Europa, con il solo motivo che è una delle principali porte di ingresso degli immigrati. Serve una seria politica europea in materia di immigrazione, ma purtroppo ancora non esiste.

È in questo senso che dobbiamo agire con maggiore energia, dando la precedenza alla revisione del regolamento Dublino II. Questo testo prevede infatti che gli emigranti vengano "bloccati" nel paese di arrivo in Europa. In questo modo la Grecia, da semplice paese di transito, diventa la destinazione finale di migliaia di migranti.

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Nel frattempo dobbiamo impegnarci con l'aiuto dell'Europa a risolvere il problema. E a questo scopo sono necessarie politiche di dissuasione e umanitarie.

La verità è che il "muro" di Evros non ha senso. Nella storia nessuna barriera è stata capace di resistere alle correnti migratorie. La decisione sorprende perché è il simbolo di fobie e di chiusure in un mondo in cui l'apertura rappresenta l'elemento dominante. Del resto, ci sono seri dubbi sull'efficacia di una misura che non affronta il problema alla radice.

Se infatti l'effetto dissuasivo della barriera fosse accompagnato da una vera politica migratoria che riveda le condizioni di concessione dell'asilo e incoraggi la creazione di centri di accoglienza, questa misura potrebbe rivelarsi positiva. Ma non è così. Speriamo che non si tratti di una semplice iniziativa mediatica a fini interni e che non spinga i contrabbandieri a chiedere ancora più denaro ai migranti.

La vera priorità è una politica comune in materia di immigrazione che non faccia della Grecia l'unico luogo di residenza dei migranti, e che cerchi invece di risolvere il problema alla radice. Ma per questo c'è bisogno di un impegno serio, assiduo e costante. (traduzione di Andrea De Ritis)

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