L’eurobond è la soluzione?

La proposta delle obbligazioni europee lanciata da Tremonti e Juncker era stata accolta con scetticismo. Ma in manzanza di altri rimedi efficaci potrebbe presto essere rivalutata.

Pubblicato il 11 Gennaio 2011 alle 12:55

In una crisi che ridefinisce ogni mese il possibile e l'impossibile in Europa, l'idea espressa qualche mese fa da alcuni utopisti inizia a farsi strada come unica alternativa al collasso dell'eurozona. La creazione dell'eurobond - ovvero un titolo di debito europeo che sostituisca quelli di paesi sovrani come la Spagna, i cui tassi sono ormai alle stelle - può essere l'unico modo di fermare l'effetto domino nei mercati, che si è già abbattuto su Grecia e Irlanda e ora minaccia il Portogallo, costretto ad affrontare aumenti vertiginosi del premio di rischio del debito nazionale.

"L'eurobond può contare su un appoggio sempre maggiore in Portogallo", sostiene José Reis dell'università di Coimbra. "Potrebbe essere un segnale decisivo della possibilità di un compromesso per la gestione dell'unione", ha dichiarato Paul de Grauwe dell'università di Leuven. "C'è la percezione di una crisi esistenziale dell'eurozona".

Lanciata a dicembre dal primo ministro lussemburghese Jean-Claude Junker e dal ministro delle finanze italiano Giulio Tremonti, la proposta di convertire la maggior parte del debito degli stati membri in debito europeo può già contare sull'appoggio dei vertici del Partito socialdemocratico, nella fattispecie degli ex ministri della Spd Frank Walter Steinmeier e Pier Steinbrück. "L'eurobond era un'eresia fino a qualche mese fa; ora si può dire che è la posizione ufficiale dell'opposizione tedesca", sottolinea Thomas Klau dell'European council on foreign relations (Ecfr).

Com’era prevedibile Angela Merkel ha rifiutato l'idea, che secondo la maggioranza degli economisti beneficerebbe della garanzia tedesca sul debito emesso e costituirebbe un primo passo verso quell'unione fiscale che tanti sospetti suscita a Berlino e Francoforte. Tuttavia "l'opposizione alla Merkel cresce con l'avanzare della crisi, ed è chiaro che bisognerà scegliere tra la frammentazione o una maggiore integrazione unita all'eurobond", sostiene Klau.

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Sul tavolo ci sono diverse proposte. Juncker e Tremonti sul Financial Times difendono la creazione di un'agenzia europea del debito - un fondo di stabilizzazione finanziaria europea che emetterebbe debito per l'equivalente del 40 per cento del pil di ciascuno degli stati membri, garantito dagli stati sovrani (e in maniera sproporzionata, va detto, dalla Germania). Le economie in crisi scambierebbero una parte del loro debito con questi bond europei, cosa che faciliterebbe una riduzione drastica dei loro costi di finanziamento. L'istituto Bruegel di Jean Pisani-Ferry ha avanzato una proposta simile con l'idea di condividere fino al 60 per cento del debito sovrano.

Gli economisti Stuart Holland (università di Coimbra) e Yanis Varoufakis (università di Atene) fanno un ulteriore passo in avanti e propongono che la Bce emetta debito europeo per un valore di debito sovrano pari al 60 per cento del pil, nel contesto di quello che definiscono come un new deal europeo e che include la ristrutturazione condivisa di parte del debito con condoni per le banche.

"Il mercato degli eurobond rivaleggerebbe con le obbligazioni del Tesoro statunitense e (…) darebbe un segnale molto forte del fatto che i paesi dell'eurozona sono disposti a fondere i loro destini sul lungo periodo", spiega una nota del Cere.

Atterraggio morbido

È importante distinguere tali proposte dalla limitata emissione di eurobond annunciata dal Fondo di stabilizzazione finanziaria europea (Efsf) per finanziare parte del salvataggio dell'Irlanda. "Gli eurobond dell’Efsf concorrono con il debito sovrano; la nostra proposta [invece] sostituisce il debito sovrano", sostiene Varoufakis. L'eurobond dell'Efsf è coinciso con forti aumenti del premio per il rischio per il debito periferico, cosa che ha messo in allarme i governi.

Secondo Barry Eichengreen dell'università di Berkeley un passo intermedio potrebbe essere rappresentato dalla creazione di una sorta di eurobond in grado di facilitare la ristrutturazione del debito in paesi come Grecia e Irlanda. Al fine di ammorbidire il passaggio di questi paesi a un debito a lungo termine e minori costi di finanziamento degli interessi, l'Efsf potrebbe garantire nuovi bond che un paese insolvente - Irlanda, Grecia - potrebbe offrire alle banche. Eichengreen è convinto che questa idea dell'eurobond come "dolcificante" in una ristrutturazione del debito sia più pratica, e che la condivisione del debito sovrano sia ancora molto lontana.

"L'idea di Juncker e Temonti non tiene conto del problema immediato (l'insolvenza di Grecia e Irlanda), e ci metterebbe troppo tempo a ingranare", stima Eichengreen. Ma in questa crisi persino le proposte che oggi sembrano meno viabili domani potrebbero diventare l'unica alternativa al collasso dell'eurozona. (traduzione di Andrea Sparacino)

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