L’alta velocità, passatempo dei nuovi ricchi

La Spagna è il paese europeo con la rete di alta velocità più estesa. Ma si tratta davvero di un modello di sviluppo ecologico? Ed è sostenibile in tempi di crisi?

Pubblicato il 12 Gennaio 2011 alle 16:12

Negli ultimi anni la Spagna ha effettuato investimenti senza precedenti nelle infrastrutture. Il risultato è davanti agli occhi di tutti. In Europa siamo in testa per numero di chilometri di autostrade e abbiamo da poco scalzato la Francia dal primo posto per quanto riguarda i treni a grande velocità: il sorpasso si è concretizzato con l'inaugurazione della linea Madrid-Valencia, il 18 dicembre. In totale la nostra rete ferroviaria copre 2.665 chilometri, e siamo al dodicesimo posto nelle classifiche mondiale, alle spalle della Cina.

Tuttavia bisogna porsi due interrogativi. Primo: la Spagna può permettersi un simile lusso, considerata l'attuale crisi? Secondo: il progetto è compatibile con un uso razionale del territorio? Sarebbe anche giusto chiedersi se una rete costruita a raggiera, con Madrid come epicentro, non manchi forse di linee periferiche, come ad esempio il tanto agognato raccordo mediterraneo tra Barcellona e Valencia].

Sei miliardi di euro per solo 3,5 milioni di passeggeri

Valencia, ultima grande città a essere raggiunta dai treni dell'’Ave, l'alta velocità spagnolo, ha accolto con entusiasmo la nuova infrastruttura. Tuttavia ecologisti, sindacati e associazioni per lo sviluppo sostenibile vedono nei nuovi collegamenti una deriva tipica della società arricchitesi troppo in fretta.

"La grande differenza tra la Spagna e gli altri paesi europei è che questi ultimi pianificano i servizi, mentre qui ci limitiamo a costruire infrastrutture", commenta Pau Noy, della Fondazione per una mobilità sicura e sostenibile. Perché è stata spesa una fortuna per l'Ave - 6 milioni di euro - quando, secondo le previsioni ufficiali, ci saranno soltanto 3,5 milioni di passeggeri il primo anno? Se paragonato ai 400 milioni di passeggeri delle Cercanías, i servizi ferroviari suburbani, è una cifra irrisoria.

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L'epoca dello sfarzo e dei grandi investimenti è finita con la crisi, e chi attaccano la politica che ha portato alla diffusione dell'alta velocità oggi chiede prima di tutto che il governo sposi un modello più razionale. "Quella adottata finora è una politica segregazionista, che spinge i giovani sugli autobus e sulle strade perché l'alta velocità è troppo cara", sottolinea Noy.

Gregorio Martin, professore all'università di Valencia, è invece convinto che il dibattito sia più complesso. "Bisognava prima di tutto diminuire i camion sulle strade e gli aerei, i due mezzi di trasporto che inquinano di più, in conformità con i dettami del protocollo di Kyoto contro il cambiamento climatico. Va detto anche che l'Ave ha un impatto ambientale e un consumo energetico molto inferiore rispetto agli aerei, in rapporto quasi di uno a quattro".

Solo le grandi città ne traggono un beneficio

Gli ambientalisti e le associazioni spagnole che si occupano di mobilità non sono d'accordo sulla segmentazione della rete. "L'Europa osserva stupefatta il modo in cui impieghiamo i fondi comunitari", prosegue Noy. "Anziché favorire la coesione tra le comunità, migliorando i trasporti a corto raggio, la Spagna ha optato per l'alta velocità. Si tratta di una scelta che favorisce Madrid e trasforma Valencia, Saragozza e altre grandi città in quartieri della capitale". Madrid è già collegata dall'Ave con 21 città spagnole.

Il progetto iniziale, portato avanti da vari governi, puntava a collegare la maggior parte delle capitali provinciali con il centro, e la priorità attuale del ministero dei lavori pubblici è completare questo piano, che però non sarà realizzato senza la partecipazione di capitali privati. Da tempo il ministro José Blanco si è lanciato alla ricerca di investitori privati negli Stati Uniti e in Cina.

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