Attualità Immigrazione giovanile dal sud Europa

Il moto perpetuo della generazione E

Lanciato da un gruppo di data giornalisti europei il progetto "Generazione E" raccoglie le storie di migliaia di giovani del sud Europa che hanno lasciato il loro paese alla ricerca di opportunità di studio o di lavoro migliori.

Pubblicato il 10 Agosto 2015 alle 07:43
Nelson Lourenço/Flickr  | Nell'aeroporto di Lisbona.

È questa la base di “Generazione E”, un progetto pan-europeo di data journalism che pretende capire le sfaccettature - i perché, i dove, i come e i quando - dei giovani del Sud Europa che lasciano, almeno momentaneamente, il proprio paese.

Un’inchiesta che ha raccolto migliaia di storie da Portogallo, Grecia, Italia e Spagna e che svela:

  • la sottostima degli emigrati dal Sud dell’ Europa: quasi la metà di loro non si registra nel paese di destino;
  • il lavoro, la ambizioni personali e la formazione sono le principali ragioni dell’emigrazione;
  • l’enorme maggioranza degli emigrati spera di poter tornare al paese d’origine, ma non sa quando potrà farlo.

Crowdsourcing

Abbiamo voluto prendere in considerazione lo stato attuale del fenomeno dell’emigrazione e tratteggiare i contorni di una generazione che fa tesoro delle conquiste della storia recente – come la libertà di movimento, il progetto Erasmus, internet e la diffusione delle lingue – e incarna, forse suo malgrado, il sogno di un popolo europeo.

Ci siamo detti: facciamo parlare i migranti e lasciamo emergere i limiti dei numeri in circolazione.

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D’altronde i dati sui flussi sono tutto fuorché esaustivi. L’Istituto ellenico di statistica non ha mai contato i ‘suoi’ emigranti, e quindi la Grecia assiste all’esodo di giovani senza conoscerne l’entità. Gli istituti di statistica di Spagna, Portogallo e Italia forniscono stime frammentarie e parziali, che non contano i giovani non registrati alle anagrafi dell’estero dei vari paesi.

Per questo abbiamo creato un questionario online rilanciato da quattro media dei quattro paesi coinvolti, ognuno nella sua lingua. I dati raccolti attraverso questo formulario – basati su più di 1200 storie raccolte tra settembre e dicembre 2014 – raccontano vite, esperienze, desideri e sogni di una generazione che, a un primo colpo d’ occhio, ci azzardiamo a definire ‘europea’.

Ma soprattutto mostrano che i giovani migranti sud-europei sono più del doppio di quelli che appaiono nelle statistiche ufficiali.

Sono varie le ragioni che spingono il giovane migrante sud-europeo a non cambiare residenza. Procrastinare lungaggini burocratiche. Non esporsi al peso simbolico di un addio ufficiale. O, più pragmaticamente, evitare di perdere – tra le altre cose – il diritto all’assistenza sanitaria nel paese di provenienza.

Un problema confermato dalla sociologa spagnola Amparo González secondo cui “per avere dati migliori, bisogna creare uno stimolo positivo alla registrazione, non come in Spagna dove registrandosi si perde accesso al proprio medico di famiglia dopo tre mesi vissuti all’estero.”

E se non si conosce l’intensità di un fenomeno, come possiamo comprenderlo fino in fondo? Come possono le istituzioni europee e nazionali coordinare un’azione di supporto?

Ma non è l’unico nodo da sciogliere per tratteggiare i contorni di una generazione con le valigie in mano. Quello che a noi interessava era capire quanti di questi migranti volessero (o vogliano) tornare prima o poi nel proprio paese.

L’eventuale ritorno in patria può essere visto sotto due punti di vista principali: come fuga irreversibile di cervelli con conseguente ‘perdita’ economica (lo stato forma i giovani che poi vanno a rimpinguare le economie di altri paesi); o come investimento proficuo per i paesi di origine che un giorno vedranno i migranti tornare riportando con sé esperienze, conoscenze e reti di contatti utili.

Generazione E ha posto il quesito ai diretti interessati e la risposta più comune è stata: “Spero di tornare, ma non so quando” (seguita da un perentorio “No” in seconda posizione).

C’è poi la questione dei fattori-guida, cioè le ragioni che scatenano la decisione di migrare. Se da un lato la questione del lavoro – si pensi ai tassi altissimi di disoccupazione giovanile nei quattro paesi – è la più menzionata nel questionario, un peso lo hanno anche le ambizioni personali, le possibilità di studio, la situazione politica nel paese di partenza, le questioni sentimentali o la semplice curiosità.

Le risposte dimostrano che l’irrequietezza è un tratto piuttosto diffuso tra i giovani che fanno le valigie e che la ragione che spinge a cambiare paese non è quasi mai una sola.

Quattro paesi, una storia europea

L’emigrazione è un fenomeno vivo in tutto il Sud del continente con le sue conseguenze economiche e demografiche, per questo abbiamo scelto i quattro paesi che rappresentano il Mediterraneo europeo.

Nel 2012 la Spagna ha registrato un flusso migratorio negativo (dovuto anche alla diminuzione degli arrivi) per la prima volta da quando si registra il dato. Solo nel 2013 l’Aire – il registro degli italiani residenti all’estero, con i limiti di cui sopra – ha registrato 94mila espatri, con un incremento del 19,2% rispetto al 2012. Di questi, uno su due ha meno di 40 anni.

Il Portogallo vede duecento giovani al giorno fare le valigie e decollare verso altri lidi. Sulla Grecia, purtroppo, non ci sono dati certi.

A questo punto del progetto, possiamo affermare che “Easyjet”. “Erasmus”. “Esodo”. “Espatrio. “Europa” sono le parole chiave che caratterizzano una generazione passata ai raggi X senza pregiudizi e con il presupposto romantico che questa armata brancaleone di viaggiatori vada a formare il tessuto sociale dell’Europa futura.

Il progetto è stato presentato al pubblico nell’ambito del Festival Internazionale del Giornalismo (Perugia, aprile 2015), in un panel in cui si parlava di giornalismo pan-europeo e del futuro di Generation E, che vuole essere un processo, un flusso continuo, come le migrazioni dei giovani sud-europei che indaga.

Crediti
Oltre ai due autori di questo articolo hanno lavorato al progetto Sara Moreira (Portogallo) e Katerina Stavroula (Grecia). Il progetto ad oggi ha raccolto più di 2200 storie di giovani migranti. Le pubblicazioni e i dati aggregati sono disponibili sul sito ufficiale Generazione E e all’hashtag #GenerationE, così come lo saranno gli sviluppi futuri del progetto.

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