Ha percorso migliaia di chilometri affidando la vita ai trafficanti che alcune settimane fa lo hanno trasportato dalla Somalia in Ucraina, e da lì in Romania. Kasim, 29 anni, non ha voglia di parlare del suo viaggio. Come gli altri cinquanta immigrati accolti nel centro per rifugiati di Somcuta Mare, comune a nord-ovest della Romania, sognava l’Europa Occidentale, il “paradiso” che giustifica tanti rischi. La crisi economica, la disoccupazione, la difficoltà di farsi largo in Occidente?
“Andate a stare qualche giorno in Somalia e vi accorgerete che queste cose sono delle sciocchezze in confronto”, spiega. “In Europa abbiamo almeno la possibilità di sopravvivere e a noi questo basta”.
Il miraggio dell’Occidente continua a esercitare fascino ma gli immigrati non sono al riparo dalle sorprese. La rete trafficanti aveva promesso a Kassim di portarlo in Germania in cambio di una grossa somma di denaro. Ma è finito in uno sperduto villaggio romeno, sorpreso per la poca somiglianza con l’immagine della Germania che si era fatto guardando la televisione.
“Si rivolgono a noi tutti in tedesco”, dice divertito Vasile Alb, sindaco di Somcuta Mare. “Quando vediamo un africano o un asiatico arrivare, sappiamo già che ci saluterà dicendo ‘Guten tag’ (buongiorno)”. Sulla terrazza del centro, dove la cameriera è una giovane etiope, gli abitanti del villaggio non hanno peli sulla lingua: “Prima d'oggi i neri li avevo visti solo alla televisione”, ammette il vecchio Nicolae. “All’inizio ero sospettoso. Ma ci si abitua, e poi questi africani sono buoni, lavorano e non creano problemi”.
Le cifre ufficiali parlano di 65mila nuovi immigrati in Romania, un numero in costante aumento. Questa ultima ondata di immigrati africani, indiani, afgani e iracheni è ospitata dal centro di accoglienza del comune di Somcuta Mare. Lo stato romeno assicura loro una sistemazione, cibo, abiti, ma i soldi per le piccole spese sono ottanta centesimi di euro al giorno, il prezzo di un succo di frutta. Per arrotondare svolgono piccoli lavoretti per i contadini della zona.
Dopo l’adesione della Romania all’Unione europea nel 2007 e la partenza di 3 milioni di romeni andati a lavorare in Occidente, il paese ha dovuto affrontare una penuria di manodopera. Ma la condizione di stato membro dell’Unione europea rende la Romania un paese attraente per i migranti. “All’inizio i contadini mi guardavano di traverso”, confessa Kasim. “Ma li capisco, non hanno mai visto dei neri. Adesso sono contenti quando arrivo per lavorare. Alla fine sto bene. Potrei perfino fermarmi qui”.