L'Aia (Paesi Bassi): il principe Guglielmo Alessandro, la regina Beatrice, la principessa Margherita e suo marito alla festa del Principe, 21 settembre 2010.

C’è ancora bisogno dei re

Il matrimonio reale britannico ha riportato le monarchie d'Europa sotto i riflettori. Nonostante le critiche, queste istituzioni potrebbero avere ancora un ruolo benefico come simboli d'unità in un'epoca di opposti nazionalismi.

Pubblicato il 6 Maggio 2011 alle 16:15
L'Aia (Paesi Bassi): il principe Guglielmo Alessandro, la regina Beatrice, la principessa Margherita e suo marito alla festa del Principe, 21 settembre 2010.

La monarchia – intendo quella costituzionale, non quella antidemocratica – ha ancora qualche lato positivo? Le argomentazioni di chi è contrario al mantenimento di re e regine sono in gran parte razionali. In un’epoca democratica è irragionevole riverire alcune persone soltanto per i loro natali. Dovremmo davvero ammirare e amare le monarchie moderne come gli Windsor, e a maggior ragione di questi tempi, soltanto perché una nuova principessa è stata da pescata nella middle class?

La monarchia ha l’effetto di renderci infantili. Si osservi in che modo adulti per altri versi razionali si riducano al ruolo di adulatori che sorridono nervosamente quando gli è accordato il privilegio di toccare la mano protesa di un sovrano. Durante le grandi ostentazioni della monarchia, quale è stato il matrimonio reale a Londra, milioni di persone si lasciano galvanizzare dal sogno infantile di una cerimonia nuziale “da favola”. La mistica della ricchezza smisurata, dei nobili natali, dell’esclusività grandiosa è ulteriormente accentuata dai mass media globali.

In effetti, si potrebbe sostenere che il dignitoso sfarzo della regina Elisabetta II è comunque preferibile alla pacchiana ostentazione di Silvio Berlusconi, Madonna o Cristiano Ronaldo. In effetti, la monarchia britannica, più di altre, si sta reinventando tramite l’adozione di molte delle qualità più plebee del moderno showbiz o delle celebrità del mondo dello sport. I mondi dei regnanti e delle celebrità popolari spesso si sovrappongono.

Per esempio, David Beckham e sua moglie Victoria, una ex popstar, vivono un sogno tutto loro di sovranità, scimmiottandone alcuni degli aspetti più appariscenti. Si sono anche ritrovati nel novero dei fortunati ospiti alle ultime nozze reali. Allo stesso modo, anche se il Regno Unito ha molti musicisti illustri, è sempre Elton John il preferito dalla corte reale.

Il meglio del giornalismo europeo, ogni giovedì, nella tua casella di posta

Infantile o meno, sopravvive ancora un comune desiderio umano di provare piacere per interposta persona nelle vite di re, regine e altre stelle del genere. Definire le ostentazioni di queste persone semplici manifestazioni di stravaganza significa non andare al punto: ciò che molte persone vogliono vedere è proprio quel mondo di sogni scintillanti, che deve restare irraggiungibile.

In questa smania c’è anche un altro aspetto, più fosco: il desiderio di vedere gli idoli trascinati nel fango dalle riviste di gossip, o in tribunale per cause di divorzio, e così via. Questo è l’aspetto vendicativo del nostro affetto, anche se l’umiliazione della nostra adorazione per gli idoli deve pur essere controbilanciata dal piacere che si prova quando cadono.

In realtà si tratta sempre di una terribile forma di crudeltà nei confronti dei singoli individui che nascono nelle famiglie reali, di coloro che ne sposano un membro, di una vita sempre in vetrina, dove si è costantemente alla ribalta, come gli attori e le attrici di una soap opera interminabile, nella quale i rapporti umani sono snaturati e limitati dall’assurdo gioco dei protocolli. In conseguenza di ciò, per esempio, l’attuale imperatrice giapponese e sua nuora – entrambe di famiglie non aristocratiche – hanno sofferto di esaurimento nervoso.

Parimenti, anche le star del cinema spesso cadono vittime di alcol, sostanze stupefacenti, esaurimenti nervosi, ma quanto meno loro hanno scelto la vita che vivono. Re e regine, tutto sommato, no. Il principe Carlo forse sarebbe stato più felice se avesse fatto il giardiniere, ma tale scelta gli è stata preclusa.

Una delle cose che si possono dire a favore dei monarchi è che forniscono al popolo una sensazione di continuità che può rivelarsi proficua in tempi di crisi o di cambiamenti radicali. Il re di Spagna garantì stabilità e continuità alla fine della dittatura di Franco. Durante la Seconda guerra mondiale, i monarchi europei mantennero vivo un senso di speranza e unità tra i loro sudditi sotto l’occupazione nazista.

Sovrani di tutti

Ma c'è dell’altro: le monarchie spesso sono popolari tra le minoranze. Gli ebrei sono stati tra i sudditi più leali dell’imperatore austro-ungarico. Francesco Giuseppe I si schierò al fianco dei suoi sudditi ebrei quando questi furono minacciati dagli antisemiti tedeschi: per quel sovrano ebrei, tedeschi, cechi o ungheresi erano tutti suoi sudditi, ovunque vivessero, dal più piccolo shtetl galiziano alle grandi capitali come Budapest o Vienna. Ciò in parte offrì protezione alle minoranze durante l’ascesa del nazionalismo etnico. Da questo punto di vista la monarchia è un po’ come l’Islam o la Chiesa cattolica: si presume che tutti i fedeli siano uguali agli occhi di Dio o del Papa o dell’Imperatore. Da qui il fascino che rivestono per poveri ed emarginati.

Ciò potrebbe spiegare in parte l’animosità della destra populista nei confronti della monarchia. Il leader populista olandese Geert Wilders, per esempio, ha attaccato la regina Beatrice in più occasioni, dandole della sinistrorsa, dell’elitista, della multiculturalista. Al pari della nuova ondata di populisti in tutto il mondo, Wilders promette ai suoi seguaci di riportare indietro il paese, di fermare l’immigrazione (soprattutto dei musulmani) e di dar vita all’Olanda dei Paesi Bassi, qualunque cosa significhi.

Beatrice, come Francesco Giuseppe, si rifiuta di operare distinzioni etniche o religiose tra i suoi sudditi. È a questo che allude quando predica tolleranza e comprensione reciproca. Per Wilders e i suoi seguaci, questo è un segno di indulgenza verso gli extracomunitari e compiacenza verso i musulmani. Ai loro occhi la regina appare quasi anti-olandese.

Certo, come tutte le famiglie reali europee, le origini della famiglia reale olandese sono decisamente miste. La comparsa di re e regine come simboli specificatamente nazionali è un’evoluzione storica relativamente recente. Gli imperi, dopo tutto, comprendevano molte nazioni. La regina Vittoria, in buona parte di sangue tedesco, non si considerava sovrana soltanto dei britannici, ma anche degli indiani, dei malesi e di molti altri popoli.

Questa tradizione aristocratica di elevarsi al di sopra delle strette maglie del nazionalismo etnico potrebbe essere l’argomentazione migliore da cui partire per tenersi stretta la monarchia ancora un po’. Adesso che molte nazioni europee diventano sempre più miste in termini etnici e culturali, l’unica strada per andare avanti è imparare a convivere. Se i monarchi riusciranno a insegnare ai loro sudditi come farlo, allora potremo davvero celebrare almeno una volta le regine e i re rimasti sui loro troni. (traduzione di Anna Bissanti)

© Project Syndicate 2011 (Twitter: @ProSynd)

Tags
Ti è piaciuto questo articolo? Noi siamo molto felici. È a disposizione di tutti i nostri lettori, poiché riteniamo che il diritto a un’informazione libera e indipendente sia essenziale per la democrazia. Tuttavia, questo diritto non è garantito per sempre e l’indipendenza ha il suo prezzo. Abbiamo bisogno del tuo supporto per continuare a pubblicare le nostre notizie indipendenti e multilingue per tutti gli europei. Scopri le nostre offerte di abbonamento e i loro vantaggi esclusivi e diventa subito membro della nostra community!

Sei un media, un'azienda o un'organizzazione? Dai un'occhiata ai nostri servizi di traduzione ed editoriale multilingue.

Sostieni il giornalismo europeo indipendente

La democrazia europea ha bisogno di una stampa indipendente. Voxeurop ha bisogno di te. Abbònati!

Sullo stesso argomento