Un no che aiuta a crescere

L'adesione di Bulgaria e Romania allo spazio di libera circolazione è stata rimandata a causa del veto del governo olandese, preoccupato per la corruzione dei due paesi. Un modo efficace per tenere alta la pressione sul fenomeno.

Pubblicato il 22 Settembre 2011 alle 16:03

É raro che romeni e bulgari ricevano buone notizie. Ma oggi, 22 settembre 2011, è successo. Il Consiglio dei ministri dell’Unione Europea ha deciso di rinviare a tempo indefinito l’ingresso della Romania e della Bulgaria nell’area Schengen. A Bucarest e Sofia questa decisione scatenerà sicuramente obiezioni: dall’adesione dei due paesi all’Unione europea nel 2007, infatti, l’ingresso nella zona di libera circolazione è un obiettivo prioritario. La decisione dei Paesi Bassi di opporre il loro veto (con l’appoggio della Finlandia) alla soppressione dei controlli alle frontiere con la Bulgaria e la Romania è stata quindi accolta male.

Lo si è potuto constatare alla frontiera romena. Dal 17 settembre sono fermi, in attesa di entrare in Romania, vari camion che trasportano tulipani olandesi. Secondo i doganieri, il carico potrebbe contenere un batterio molto pericoloso. Alcuni sono già stati rispediti indietro. È probabile che le reazioni non si fermeranno a questa “guerra dei fiori”: il ministro degli esteri bulgaro ha già annunciato alcune misure di ritorsione.

C'è da chiedersi se bulgari e romeni si uniranno alle proteste dei loro governi. Da un recente sondaggio è emerso che non sono troppo dispiaciuti per il veto olandese. Un bulgaro su tre ritiene addirittura giustificato il ritardato ingresso nell’area Schengen, anche se la Bulgaria rispetta i parametri previsti per l’accesso. Comprendono gli argomenti dei Paesi Bassi, secondo cui Sofia e Bucarest dovrebbero prima fare progressi nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata.

Non è questa la prima volta che l’Aja si fa carico di un compito ingrato al posto di altri stati membri. I Paesi Bassi hanno già bloccato l’iter di adesione della Serbia all’Ue perché Belgrado rifiutava di collaborare all’arresto dei criminali di guerra. Queste pressioni alla fine sono servite a ottenere la cattura di tutti i ricercati. Nel caso di Romania e Bulgaria i risultati non saranno necessariamente così eclatanti. Ma occorre agire, ora o mai più. Quando i due stati membri più poveri dell’Ue avranno vinto la loro battaglia, infatti, smetteranno di dare ascolto a Bruxelles.

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Per tutti coloro che si preoccupano del destino di bulgari e romeni, il veto olandese è per forza di cose una buona notizia. Sono sicuro che in Bulgaria e in Romania si temono meno i controlli alle frontiere della corruzione e della criminalità organizzata. Qualche anno fa la giornalista bulgara Lidya Pavlova ha ricevuto un premio per aver osato scrivere alcuni articoli sui mafiosi nella sua città, ma ha pagato a caro prezzo la sua temerarietà: la sua automobile è stata distrutta e suo figlio è stato aggredito e mandato due volte all’ospedale.

Da allora, però, molte cose sono cambiate. Il suo calvario è durato vari anni, ma due capi della mafia locale sono finiti dietro le sbarre. Quando un mese fa ho cercato di ottenere un’intervista con Lidya, lei ha rifiutato: “Non voglio avere problemi. Mi hanno spaccato i vetri dell’automobile dodici volte”. Fino a quando Lidya dovrà preoccuparsi per i vetri della sua automobile, è meglio che i controlli alle frontiere rimangano. (traduzione di Anna Bissanti)

Da Bucarest

Bocciati e contenti

Il 73 per cento dei romeni pensa che il paese non sia pronto ad aderire allo spazio Schengen, e l'85 per cento approva il veto olandese all'ingresso della Romania nella zona di libera circolazione, rivelano i sondaggi realizzati da Adevărul ed Evenimentul Zilei. "Il fallimento di Schengen si sarebbe potuto evitare?" si domanda România Liberă, secondo cui "la diplomazia romena avrebbe potuto prevedere l'insorgere del nazionalismo in europa, causa del veto di Paesi Bassi e Finlandia, e agire di conseguenza".

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