Su Repubblica Ilvo Diamanti riprende le ricerche dell'Osservatorio europeo sulla sicurezza – promosso da Demos & Pi, Fondazione Unipolis e Osservatorio di Pavia – presentate al festival di Internazionale a Ferrara. Come gli autori, che hanno evidenziato la netta sovraesposizione della cronaca nera nei telegiornali italiani rispetto alla media europea, Diamanti sostiene che "l'enfasi sulla criminalità aiuta, certamente, a contenere la crescente preoccupazione sollevata da altri problemi. Per primo: la disoccupazione".
Certamente il fatto che il nostro premier disponga di un controllo mediatico senza pari nell'Unione contribuisce alla differente percezione dei problemi economici, per esempio rispetto alla Francia (vedi tabella sotto). Ma quella di inculcare nell'opinione pubblica il bisogno di ordine è una necessità di tutti i governi in tempo di crisi, e sotto questo aspetto vivere nel paese del conflitto d'interessi potrebbe paradossalmente rivelarsi un vantaggio.
Riprendiamo il caso della Francia: per spostare il focus del dibattito pubblico sull'ordine e la disciplina, Nicolas Sarkozy ha dovuto sudare per settimane rimpatriando rom, affrontando sommosse e sgomberando banlieues. E i risultati, devastanti per il tessuto sociale francese, sono stati deludenti anche sul piano dell'immagine.
Il nostro governo, invece, in tema di sicurezza ultimamente non ha mosso un dito: quando serve le emergenze criminalità si materializzano immediatamente sugli schermi degli elettori, già incasellate nei termini più convenienti. E quando è il caso scompaiono: ricordate l'emergenza nomadi-romeni-stupri che ha aperto l'ultima campagna elettorale? La deportazione, da noi, è avvenuta soltanto dai palinsesti.
Non è un caso che nel governo italiano gli unici a impegnarsi in pericolosi attivismi – ronde, passeggiate col maiale eccetera – siano quelli della Lega nord, che l'immagine maschia sono costretti a conquistarsela sul campo perché una televisione non ce l'hanno.
Insomma, tra un paese dove le emergenze esistono solo sullo schermo e uno in cui si è costretti a crearle nella realtà, forse è meglio vivere nel primo. In fin dei conti si può sempre spegnere la tv.