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Gli amici dei nemici degli ex amici

Pubblicato il 16 Ottobre 2010 alle 15:53

La rottura tra Turchia e Israele, definitivamente consumata dopo la strage della Mavi Marmara, è un terremoto geopolitico destinato a produrre conseguenze ancora per lungo tempo. Una di queste è l'improvviso avvicinamento diplomatico, economico e strategico tra lo stato ebraico e la Grecia, ufficializzato a metà agosto dalla visita di Netanyahu ad Atene.

La logica dietro a questo sviluppo appare incredibilmente semplice: se Ankara si avvicina ai palestinesi e agli stati islamici nemici giurati di Israele, Israele si schiera con i rivali storici della Turchia, a cominciare dal principale – la Grecia, per l'appunto.

Nei giorni scorsi il nuovo sodalizio ha registrato un altro passo in avanti con l'arrivo a Gerusalemme del ministro degli esteri greco Dimitris Droustas e lo svolgimento delle prime manovre congiunte tra le forze aeree greche e israeliane – queste ultime sono infatti alla ricerca di uno spazio aereo sufficientemente ampio per le esercitazioni a lungo raggio che fino a poco tempo fa effettuavano in Turchia.

I due paesi stanno discutendo accordi economici e forniture militari e c'è addirittura il progetto di un gasdotto sottomarino che dovrebbe connettere le riserve israeliane alla rete di distribuzione europea attraverso la Grecia.

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Il Jerusalem Post si chiede se la nuova alleanza possa compensare la perdita del legame con Ankara, considerato fino a pochi anni fa l'architrave della politica regionale di Israele. La risposta ovviamente è no: la Grecia ha una popolazione cinque volte più piccola di quella della Turchia, la sua economia è in picchiata mentre quella turca è in espansione, la sua posizione è decisamente più lontana dai teatri chiave per gli interessi israeliani e il suo peso diplomatico presso i paesi islamici non è neanche lontanamente paragonabile.

Ma c'è un punto in cui Atene ha un vantaggio comparato: è un membro dell'Unione europea, status a cui ambiscono anche Israele e Turchia. Dopo gli sviluppi degli ultimi mesi la convivenza dei neorivali all'interno dell'Ue appare ancora più impensabile, e la pressione israeliana potrebbe convincere la Grecia ad abbandonare i timidi sforzi di riavvicinamento alla Turchia e farne un altro bastione contro le mire europee di Ankara.

La prima ricaduta di una simile strategia sarebbe un nuovo e forse definitivo stop al processo di riunificazione di Cipro, ma le altre conseguenze di un'escalation diplomatica regionale sarebbero imprevedibili. E l'Unione europea, che ambiva a un ruolo di mediazione nel conflitto israelo-palestinese, potrebbe invece ritrovarsi trasformata in un amplificatore dei suoi effetti nefasti.

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