La soddisfazione della stampa estera per la caduta di Silvio Berlusconi è durata poco: il suo successore Mario Monti non si è ancora insediato che già il suo governo "tecnico", al pari di quello di Lucas Papademos in Grecia, viene bollato da più parti come un direttorio antidemocratico imposto dal mondo della finanza.
"I policymaker dell'eurozona hanno deciso di sospendere il corso della democrazia perché la ritengono una minaccia mortale per l'unione monetaria", commenta il Financial Times. "Se a Roma e Atene non ci sono state finora reazioni indignate è soprattutto perché greci e italiani hanno un profondo disprezzo per le loro classi politiche.
Come l'onorevole Scilipoti, Time definisce il governo dell'ex dipendente di Goldman Sachs un "golpe bancario": "i mercati non hanno molta voglia di ascoltare la voce del popolo ultimamente. [...] Per molti il fatto che Papademos e Monti non siano direttamente responsabili rispetto ai cittadini non è un problema. È il motivo per cui sono stati chiamati in causa. I due tecnocrati sono stati scelti perché nessun politico vorrebbe affrontare l'elettorato dopo aver fatto quello che i mercati ritengono necessario".
Il settimanale cita il professor Roberto D'Alimonte della Luiss, secondo cui "'la democrazia ha gravi limiti. Ha la capacità di autodistruggersi. Il governo tecnico non è un bene né un male, ma una necessità'. Esso permette di disperdere i costi dell'approvazione di leggi impopolari. Papademos e Monti possono far passare riforme che sarebbero altrimenti impossibili."
"La liquidazione di premier eletti – per quanto indeboliti – e la loro sostituzione con presunti esperti di economia non è vista come un problema, ma come la dimostrazione che Grecia e Italia fanno sul serio", [scrive il Guardian](http:// http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2011/nov/13/europe-rise-technocracy-editorial). Oltre alla distanza dai capricci dell'opinione pubblica, l'altro argomento usato per difendere i premier tecnici è la loro esperienza economica. Ma "l'economia non è una scienza esatta, e i suoi giudizi hanno implicazioni tali che saranno sempre politicamente controversi. Non contate sul fatto che i tecnocrati riescano a tenersi a lungo al di sopra delle parti.
Ma la questione non riguarda solo Grecia e Italia. "In Europa gli investitori sono al potere", conclude Les Echos. "Hanno la capacità d'influire sulla gestione degli affari economici di un paese, di fare e disfare i governi. Questi attributi, normalmente riservati al popolo sovrano, sono passati nelle loro mani. [...] Come siamo arrivati a questo? Non per costrizione o complotto, ma abbandonando progressivamente il potere ai creditori. La svolta è avvenuta nel marzo 2005, quando invece di mettersi a dieta Francia e Germania hanno ottenuto l'ammorbidimento del Patto di stabilità e dei criteri di Maastricht, aprendo la strada allo sbandamento delle finanze pubbliche in tutta la zona euro. La crisi del 2008-2009 ha poi accelerato l'indebitamento. Risultato: i titoli di proprietà della casa Europa hanno cambiato di mano, e il nuovo proprietario è preoccupato per la riscossione dell'affitto."
Per riprendere il controllo, sostiene il quotidiano economico francese, "bisognerebbe impegnarsi sulla via del federalismo, anche se ciò richiede significative perdite di sovranità. Ma il sacrificio non sarebbe poi così grande, dato che tale sovranità è ormai sottomessa all'arbitrio degli investitori."