Il piano di Nouriel Roubini per l’Italia

Pubblicato il 30 Novembre 2011 alle 11:10

Scordatevi l’effetto Monti, il patto con l’Europa e le strette di mano a Bruxelles: secondo quanto scrive sul Financial Times l’economista Nouriel Roubini, l’uomo che aveva predetto lo scoppio della bolla immobiliare statunitense e la crisi finanziaria guadagnandosi il nomignolo di “dr. Doom”, il debito italiano va ristrutturato, e subito.

Diventa ogni giorno più evidente che il debito pubblico dell’Italia non è sostenibile ed esige una ristrutturazione controllata per scongiurare un fallimento incontrollato. […] Con il debito pubblico al 120 per cento del pil, i tassi d’interesse reali vicini al cinque per cento e una crescita inesistente, l’Italia avrebbe bisogno di un avanzo primario del cinque per cento del pil soltanto per stabilizzare il suo debito. Fra non molto i tassi d’interesse reali aumenteranno e la crescita sarà negativa. Per di più, l’austerità che la Banca centrale europea e la Germania impongono al paese trasformerà la recessione in depressione.

La tanto attesa uscita di scena di Berlusconi non ha avuto l’effetto miracoloso che qualcuno si aspettava:

Il debito è insostenibile e la politica per ridurlo non farà che peggiorare la situazione. Ecco perché i mercati hanno dato poco peso alla notizia della nascita del nuovo governo e spinto gli spread italiani a livelli ancora più insostenibili. Il governo è nato già ferito e debilitato perché Berlusconi può staccargli la spina quando vuole. Anche se l’austerità e le riforme ripristinassero la sostenibilità del debito, l’Italia e i paesi che si trovano in una situazione simile avrebbero comunque bisogno di un prestatore di ultima istanza che li sostenga e impedisca l’esplosione degli spread sovrani mentre loro si riconquistano la fiducia dei mercati.

Il meglio del giornalismo europeo, ogni giovedì, nella tua casella di posta

L’Efsf, anche dopo la cura ricostituente proposta nelle ultime settimane, non potrebbe mai sostenere l’esborso di oltre duemila miliardi di euro che si profila nei prossimi tre anni. Esitare significherebbe soltanto sprecare i pochi fondi disponibili.

Il debito pubblico dell’Italia va ridotto subito almeno al 90 per cento del pil dall’attuale 120 per cento, magari offrendo agli investitori la possibilità di scambiare i loro titoli o con un’obbligazione alla pari – con scadenza più lunga e cedola abbastanza bassa da ridurre il valore attuale netto del 25 per cento – o con un’obbligazione sotto la pari che abbia una riduzione del 25 per cento del valore nominale. L’obbligazione alla pari andrebbe bene alle banche, che trattengono i titoli fino alla scadenza e non seguono il mercato. Bisognerebbe inoltre impegnarsi a non pagare gli investitori che si ostinano a non partecipare all’offerta anche se ciò innesca il pagamento dei credit default swap.

Secondo Roubini la ristrutturazione è da preferire alla patrimoniale, proposta da molti politici per raccogliere i fondi necessari al risanamento:

Per portare il rapporto debito-pil al 90 per cento, la patrimoniale dovrebbe fruttare 450 miliardi di euro (il 30 per cento del Pil). Anche se il pagamento di questa imposta fosse spalmato su dieci anni l’aumento delle tasse sarebbe pari al tre per cento del Pil per dieci anni di fila: il conseguente calo di reddito e consumi disponibili renderebbe la recessione italiana una depressione. […] La ristrutturazione del debito resta comunque preferibile perché in quel modo la pressione sarebbe condivisa con gli investitori stranieri (che detengono il 40 per cento del debito), colpendo di meno i consumi e la crescita.

Ma la ristrutturazione non è la pallottola d’argento che farà sparire in un colpo solo tutti i guai dell’Italia:

Neppure la ristrutturazione del debito risolverebbe problemi come la mancanza di crescita e la recessione certa, la mancanza di competitività e l’ampio deficit di conto corrente: per risolverli occorre un deprezzamento reale che potrebbe richiedere l’eventuale uscita dell’Italia e di altri stati membri dall’euro. L’uscita, però, si può ancora rinviare. La ristrutturazione, invece, va fatta subito. L’alternativa è di gran lunga peggiore.

Categorie
Tags
Ti è piaciuto questo articolo? Noi siamo molto felici. È a disposizione di tutti i nostri lettori, poiché riteniamo che il diritto a un’informazione libera e indipendente sia essenziale per la democrazia. Tuttavia, questo diritto non è garantito per sempre e l’indipendenza ha il suo prezzo. Abbiamo bisogno del tuo supporto per continuare a pubblicare le nostre notizie indipendenti e multilingue per tutti gli europei. Scopri le nostre offerte di abbonamento e i loro vantaggi esclusivi e diventa subito membro della nostra community!

Sei un media, un'azienda o un'organizzazione? Dai un'occhiata ai nostri servizi di traduzione ed editoriale multilingue.

Sostieni il giornalismo europeo indipendente

La democrazia europea ha bisogno di una stampa indipendente. Voxeurop ha bisogno di te. Abbònati!