Dopo sei mesi piuttosto fiacchi, il 13 novembre François Hollande ha deciso di passare alla riscossa con una conferenza stampa a 360° per scrollarsi di dosso l'immagine del mollaccione. Recentemente Die Welt ha accusato Hollande di aver "perso la bussola" e di aver finito per rispolverare le politiche di Nicolas Sarkozy, dal quale sembrava tanto desideroso di distanziarsi. Il quotidiano tedesco parlava di economia, ma l'affermazione si può allargare anche all'attivismo in politica estera con cui il presidente, come il suo predecessore, sembra puntare per far dimenticare le amarezze dei numeri.
Durante la conferenza, Hollande è stato il primo leader occidentale ad annunciare del riconoscimento della nuova Coalizione nazionale come legittima rappresentante del popolo siriano. Con il suo impegno in favore della creazione e del riconoscimento internazionale del nuovo ombrello dell'opposizione siriana "la Francia ha recitato una parte importante e ha tutte le ragioni di esserne fiera", ha commentato Bernard Guetta su Libération.
Il 15 novembre il ministro degli esteri Laurent Fabius si è spinto parecchio più in là, dichiarando che l'Unione europea dovrebbe sospendere l'embargo sulla vendita di armi alla Siria per permettere il rifornimento degli arsenali dell'opposizione. L'appello di Fabius ha subito riscosso l'appoggio del governo britannico. Ma dato che sarà necessario l'accordo di tutti e 27 gli stati membri, Bruxelles ha avvertito che la revisione non si farà certo in tempi brevi.
La crisi siriana non è il solo campo in cui la Francia sta cercando di assumere un ruolo guida, ottenendo l'appoggio dei partner europei senza il fastidio di dover fare poi qualcosa di concreto. "Da quando è stato nominato sei mesi fa, il ministro francese della difesa Jean-Yves Le Drian cerca di rilanciare l'Europa della difesa, malgrado lo scetticismo diffuso e la crisi dell'euro", scrive ancora Libération. Il 14 novembre Le Drian e Fabius hanno organizzato un mini-summit al Quai d'Orsay con i loro omologhi tedeschi, polacchi, italiani e spagnoli per affermare la volontà dei cinque paesi di approfondire il coordinamento europeo in ambito militare. Intervistato da Libé, Le Drian ha dichiarato
La situazione è cambiata, e l'Europa della difesa è diventata una necessità. Per almeno tre ragioni. Primo, gli americani hanno chiaramente annunciato il loro riequilibrio verso l'Asia e il Pacifico. Secondo, il bisogno di sicurezza - come dimostra il Sahel - resta grande per l'Europa. Terzo, siamo tutti di fronte a forti limitazioni di bilancio.
Tali considerazioni avrebbero potuto valere anche per la fusione tra Bae Systems e Eads, che secondo molti sarebbe stato il primo vero mattone del'"Europa della difesa". Ma in quel caso il governo francese aveva contribuito al fallimento con la sua scarsa disponibilità a mollare il controllo politico sull'operazione.
Nello stesso incontro Le Drian ha ribadito l'impegno del governo francese in favore dell'intervento militare nel nord del Mali, ottenendo a quanto pare l'adesione di Londra e Berlino. Il ministro ha anche fornito il primo dato concreto sulla partecipazione europea al contingente: circa duecento istruttori che si limiteranno ad addestrare le truppe fornite dall'Ecowas e non saranno assegnati a ruoli di combattimento. Secondo molte voci un intervento poco convinto potrebbe essere molto più dannoso che non fare nulla. Ma, come in Libia con Sarkozy, nessuno convocherà una conferenza stampa per raccontare le conseguenze.