"Monti non è l'uomo giusto per guidare l'Italia": una column di Wolfgang Münchau sul Financial Times che si discosta vistosamente dai panegirici che la stampa europea riserva di solito al nostro premier, per di più quasi citando la celeberrima copertina dell'Economist contro Berlusconi, non poteva certo sfuggire ai giornali italiani. Ma come per Repubblica, le traduzioni si limitano a questa constatazione piuttosto banale: "ll suo governo ha provato a introdurre riforme strutturali modeste, annacquate fino alla irrilevanza macroeconomica. Ha promesso riforme, finendo per aumentare le tasse. Ha iniziato come tecnico ed è emerso come un duro politico".
In realtà la principale critica di Münchau è un'altra: Monti si è mostrato troppo debole di fronte ad Angela Merkel e alla sua ortodossia anticrisi. Di fronte ai problemi posti dall'appartenenza all'euro, i paesi del sud Europa hanno tre opzioni: 1 stare dentro e accettare tutti gli aggiustamenti imposti da Berlino e Bruxelles; 2 stare dentro, ma a condizione che gli aggiustamenti siano equamente condivisi tra paesi debitori e paesi creditori del nord; 3 uscire dall'euro. Per Münchau l'unica opzione sostenibile è la seconda. I governi italiani sono invece da sempre fautori di una quarta via: "stare nell'euro, concentrarsi solo sul risanamento a breve termine e aspettare". Il Professore non ha fatto eccezione:
Monti non ha tenuto testa ad Angela Merkel. Non ha detto alla cancelliera tedesca che il proseguimento dell'impegno del suo paese nella moneta unica avrebbe dovuto dipendere da una vera unione bancaria, dall'introduzione degli eurobond e da una politica economica più espansionista da parte di Berlino.
Nella cruciale dialettica con Merkel Pierluigi Bersani potrebbe avere qualche possibilità di successo in più, se non altro perché potrebbe fare comunella con François Hollande. Ma il risultato più probabile delle elezioni di febbraio è un parlamento bloccato dalle differenze tra le due camere, che continuerà a tirare a campare senza produrre riforme. La partecipazione di Monti al governo, vista dalle cancellerie europee come una garanzia di stabilità, potrebbe invece produrre effetti drammaticamente differenti:
Mi aspetto che emerga un consenso politico anti-euro, che potrebbe ottenere una maggioranza alle prossime elezioni o scatenare una crisi politica, con lo stesso risultato. Per quanto riguarda Monti, secondo me la cosa più probabile è che la storia gli riserverà un posto simile a quello di Heinrich Brüning, cancelliere tedesco dal 1930 al 1932. Anche lui faceva parte di un consenso prevalente secondo cui non c'era alternativa all'austerità.