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Niente fiori per i migranti

Pubblicato il 12 Luglio 2013 alle 13:34

All’indomani della visita di papa Francesco a Lampedusa, durante la quale il pontefice ha lanciato in mare una corona di fiori in ricordo dei migranti morti nel tentativo di raggiungere le coste italiane, Amnesty International ha pubblicato un rapporto in cui denuncia le violenze compiute ai danni delle persone che bussano alle porte dell’Europa da un altro dei punti di accesso più critici: il confine tra Grecia e Turchia. Negli ultimi mesi i migranti che hanno tentato di raggiungere la Grecia via mare, passando per le isolette dell’Egeo, o via terra, lungo la frontiera segnata dal fiume Evros, sono stati fermati dalle autorità greche e rispediti in Turchia, negando loro il diritto di chiedere asilo in Europa.

Quello che succede attorno al varco orientale di accesso all’Europa è una vergogna non solo per la Grecia, ma per tutti i paesi dell’Unione, ben contenti che ci sia qualcuno a sbrigare il lavoro sporco per loro, come si legge nel rapporto Frontier Europe: human rights abuses on Greece’s border with Turkey: “I paesi europei si espongono a un’amara ironia premendo per la pace all’estero e al contempo negando l’asilo e mettendo a repentaglio le vite di coloro che cercano rifugio in Europa per sfuggire ai conflitti nelle loro terre di origine”. Prostrata dalla crisi economica e dall’instabilità politica, la Grecia non ha trovato altri modi per gestire il flusso continuo di migranti attraverso i suoi confini, che non fossero l’odio e la violenza, attizzati dal partito neonazista Alba dorata.

In diverse occasioni l’Europa ha criticato il clima di intolleranza che si respira in Grecia e ha sottolineato la necessità di prendere iniziative per tutelare i diritti degli immigrati nel paese, come ha fatto lo scorso aprile il commissario ai diritti umani Nils Muižnieks in un rapporto che ha evidenziato l’incapacità dello Stato di fermare i reati d’odio. La Commissione europea, d’altronde, negli ultimi anni ha sostenuto la Grecia nella gestione del flusso migratorio e delle richieste di asilo con finanziamenti e l’assistenza tecnica fornita dall’agenzia Frontex per il controllo delle frontiere esterne e dall’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (Easo). Ma i suoi interventi si sono limitati al rafforzamento delle frontiere e all’aumento dei controlli per arginare l’arrivo dei migranti piuttosto che concentrarsi sull’elaborazione di una strategia che metta al centro la tutela dei diritti umani. Infatti mentre ha destinato alla Grecia oltre 227 milioni di euro per il Fondo per i Rimpatri e quello per le Frontiere Esterne, la Commissione europea ne ha stanziati meno di venti per il Fondo per i Rifugiati. Come sottolinea Amnesty International, quindi, “l’enfasi sul controllo delle frontiere e sulla detenzione sta costando vite umane e sta portando a violazioni dei diritti umani sul confine greco-turco”.

Negli ultimi anni la Grecia ha investito milioni di euro nel tentativo di tenere i migranti alla larga. Ad agosto del 2012 ha lanciato l’operazione Aspide che prevede il dispiegamento di quasi duemila agenti lungo la frontiera nordorientale del fiume Evros e la costruzione di una recinzione di oltre dieci chilometri per impedire il passaggio. Di fronte a questa barriera, i migranti hanno ripreso la strada del mare e un numero sempre crescente di loro – provenienti soprattutto dall’Afghanistan e dalla Siria – tenta di raggiungere la Grecia passando dall’Egeo in piccole imbarcazioni. Nell’ultimo anno sono stati registrati 101 decessi in questo tratto di acqua.

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Decine di migranti intervistati da Amnesty International hanno raccontato di come siano stati intercettati dalle guardie costiere greche e, certi ormai che il loro incubo fosse concluso, siano stati invece picchiati, privati dei loro averi – denaro, foto di famiglia, ricordi – in alcuni casi gettati in mare o lasciati alla deriva e rispediti in Turchia. Nemmeno chi riesce a raggiungere la Grecia, comunque, può sentirsi al sicuro. Il rapporto infatti denuncia anche le operazioni di pulizia regolarmente promosse ai danni dei migranti che vengono fermati e, senza alcuna verifica del loro status, rinchiusi per mesi in centri di detenzione e poi espulsi. “Le condizioni in cui sono trattenuti i rifugiati e i migranti sono spesso pessime”, ha raccontato Jezerca Tigani, vicedirettrice del programma Europa e Asia centrale di Amnesty, “quando abbiamo visitato le persone rinchiuse nelle celle era difficile credere di trovarsi davvero in Europa. Molte di loro sono fuggite ai conflitti, alla povertà e alla fame e ora sono tenute in celle buie, sporche e umide, con accesso limitato all’aria fresca e poco cibo”.

Il ruolo che può svolgere l’Europa per fermare le violenze sui migranti che cercano la salvezza lungo il confine greco è fondamentale. Oltre a sostenere le autorità greche nel tentativo di istituire servizi di accoglienza per i migranti, l’Unione europea deve impegnarsi a condividere la responsabilità della gestione del flusso migratorio con i paesi di passaggio, che sia la Grecia o l’Italia. Durante la sua messa a Lampedusa papa Francesco ha criticato l’indifferenza della società nei confronti della tragedia dei migranti. C’è da sperare che il suo appello metta radici nel cuore dell’Europa e non si perda come una corona di fiori nel mare.

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