Voxeurop community Crisi del debito

Il giorno in cui l’euro morì

Pubblicato il 30 Novembre 2010 alle 14:57

Se Il Foglio ha fatto seguito al provocatorio appello all'uscita dall'euro di Paolo Savona con una serie di interventi illustri sul suo blog 2+2, sulla questione i maestri restano pur sempre i britannici.

Dato che dopo il contestato piano di salvataggio Ue in Irlanda molti sostengono che il paese farebbe meglio a tornare al vecchio punt, [sulla Bbc Nyls Blithe](http:// http://www.bbc.co.uk/news/business-11830532) cerca di spiegare come ciò potrebbe avvenire in pratica. Non sarebbe una passeggiata:

"Bisognerebbe definire una data in cui convertire tutte le riserve denominate in euro a un tasso stabilito. Ma mercati e risparmiatori non aspetterebbero passivamente. In previsione di una svalutazione competitiva, un'enorme quantità di denaro lascerebbe il paese. La fuga di capitali innescherebbe un effetto a catena e schianterebbe il sistema bancario. Il governo cercherebbe di mettervi un freno, ma nel ventunesimo secolo non ci sono più gli strumenti per farlo".

Anche superato questo problema, si porrebbe poi quello del debito estero, che resterebbe denominato in euro. I tassi d'interesse schizzerebbero "a livelli punitivi". Il fatto, scrive Blithe, è che l'euro è stato progettato senza prevedere la possibilità di uscirne, non per un paese in crisi almeno. La Germania potrebbe farlo, perché la sua nuova valuta sarebbe con ogni probabilità più forte della vecchia. In questo caso i guai sarebbero per tutti gli altri.

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L'Independent si lancia proprio scenario fantapolitico del genere. È il 2013, e una trionfante Angela Merkel fresca di rielezione mostra ai tedeschi una banconota da cento nuovi marchi. "L'incubo dell'euro è finito" il 16 settembre 2011, quando i temibili giudici della corte costituzionale di Karlsruhe hanno stabilito che "la monetizzazione di debito extraterritoriale viola la legge fondamentale della repubblica federale".

L'annuncio della sentenza aveva provocato il collasso dei sistemi di credito, ondate di rivolta popolare, addirittura l'indipendenza della Catalogna. Il nuovo euro senza Germania aveva subito perso il 20 per cento del suo valore, e il primo gennaio del 2012 le valute nazionali avevano già fatto la loro ricomparsa, con alcuni paesi che avevano perso metà del loro potere d'acquisto. Gli unici stati a mantenere la moneta unica erano Slovenia, Slovacchia, Malta e Cipro. Ma per Germania, Finlandia, Austria e Paesi Bassi, la fine dell'euro era stata l'inizio di una nuova era prosperità.

I vecchi avversari dell'euro, tra cui una decrepita Margaret Thatcher, non riuscivano a trattenere la soddisfazione per questa storica rivincita. Dominique Strauss-Kahn, appena eletto presidente della Francia al posto di Sarkozy, aveva dichiarato: "non ho mai creduto nell'euro". Ma vista dal resto del mondo, tutta la vicenda non era stata che una tempesta in un bicchier d'acqua. "A stento era finita in prima pagina a Delhi e Pechino".

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