I nostalgici del male minore

Pubblicato il 1 Febbraio 2011 alle 15:55

Se in Europa e altrove sono in molti a sentire un'eco del 1989 nella rivolta egiziana, la stampa conservatrice preferisce invece guardare dieci anni più indietro, alla rivoluzione iraniana del 1979, per controbattere all'ottimismo delle anime belle liberal e all'apertura al "regime change" di Obama, che il Jerusalem Post non perde l'occasione di paragonare a Jimmy Carter, troppo molle a suo tempo per impedire l'ascesa degli ayatollah.

Sul Foglio, Carlo Panella rimprovera a Obama di aver abbandonato la "freedom agenda" per il Grande Medio Oriente di George W. Bush, che tanto bene aveva fatto alla stabilità e allo sviluppo della regione. Ma è proprio il paragone con il 1979 infiammare l'editoriale del quotidiano teo-con, che teme che una volta saltato il tappo Mubarak l'Egitto sarà facile preda degli islamisti:

"In tutto il medio oriente da anni forze oscurantiste premono per spazzare via i regimi arabi filoamericani, sciogliere i fragili legami con Israele, soggiogare donne e cristiani, eliminare quelle poche libertà faticosamente introdotte e rendere quei paesi simili all’Iran della rivoluzione".

Bontà loro, al Foglio riconoscono che "molte delle rivendicazioni della 'piazza araba' che stanno scuotendo il vecchio status quo nella regione, e con più virulenza un gigante come l’Egitto, sono legittime, perché l’irreggimentazione e il paternalismo autocratico avevano arenato le società che oggi animano la protesta. Ma non si può eludere una domanda: chi riempirà il vuoto di potere?"

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La risposta viene da sé: "Se al palazzo presidenziale del Cairo sventolasse la bandiera con la sciabola e i versetti coranici sarebbero guai per tutti."

Ma se la propensione del Foglio a giustificare la repressione delle "masse arabe" e ogni altro mezzo necessario a fermare l'avanzata islamica non stupisce, nel campo dei sostenitori della realpolitik che temono "un secondo Iran" spunta anche un insospettabile vecchio moderato come Giovanni Sartori, che sul Corriere si lancia in un'improbabile apologia del despota illuminato:

"Mubarak è stato un leale alleato dell’Occidente, ha firmato la pace con Israele, non è stato un dittatore sanguinario – 150 morti in una settimana evidentemente non fanno primavera – e ha bloccato i Fratelli musulmani. [...] Viviamo in un mondo pericolosissimo, che dobbiamo fronteggiare non da missionari ma scegliendo il male minore". La stessa cosa che si disse di Saddam Hussein ai tempi della guerra Iran-Iraq. Qualcuno si ricorda com'è andata a finire?

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