Idee Dopo il primo turno delle regionali in Francia

L’irresistibile ascesa di Marine Le Pen

Pubblicato il 8 Dicembre 2015 alle 22:33

Marine Le Pen ha più che vinto la sua scommessa: il Front national (Fn), il partito euroscettico e xenofobo, è arrivato in testa al primo turno delle elezioni regionali, il 6 dicembre, in sei delle 13 regioni della Francia metropolitana.

L’Fn si conferma così come primo partito del paese, traguardo raggiunto nelle elezioni europee dell’anno scorso, e guadagna quasi sei punti rispetto a quel risultato, assestandosi sul 30 per cento dei voti. Per la prima volta è presente al secondo turno in tutte le regioni. Seguono l’Unione della destra, guidata dai repubblicani di Nicolas Sarkozy, con il 27 per cento, e l’Unione della sinistra, guidata dal Partito socialista, con il 22,8 per cento. La destra è in testa in quattro regioni e la sinistra in due.

La sinistra non se la cava troppo male dal punto di vista del numero di voti rispetto alle europee (quasi il 9 per cento in più), ma perderà probabilmente la maggior parte delle regioni che governava (tutte tranne una in Francia metropolitana). Il paragone con le regionali precedenti è però in parte fuorviante, perché nel 2015 diverse regioni sono state accorpate, passando da 22 alle attuali 13.

L’affluenza alle urne è stata del 51 per cento, quasi cinque punti in più rispetto al voto del 2010. Un dato notevole, tenuto conto del fatto che le elezioni si sono svolte in pieno “stato di emergenza” decretato all’indomani degli attentati del 13 novembre, con misure di sicurezza rafforzate intorno ai seggi, in particolare a Parigi.

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L’avanzata dell’Fn è particolarmente sensibile nelle due regioni in cui il partito è storicamente più radicato e dove governa già alcune città: Picardia-Nord-Pas-de-Calais, dove la lista guidata da Marine Le Pen ha ottenuto tra il 40 e il 43 per cento dei voti, distanziando di quasi venti punti il candidato della destra Xavier Bertrand, e Provenza-Alpi-Costa Azzurra, dove la lista di Marion Maréchal-Le Pen, nipote di Marine, ha ottenuto il 41 per cento dei voti, distanziando di oltre dieci punti il sindaco di Nizza e candidato della destra Christian Estrosi.

Poco dopo la diffusione dei primi risultati Marine Le Pen ha dichiarato che “il Front national è l’unico fronte repubblicano” e ha chiesto agli elettori della destra di votare per il suo partito al secondo turno, domenica 13 dicembre. La leader frontista si è così calata nella parte tradizionale dei dirigenti politici francesi tra i due turni di un’elezione, quando puntano a raggruppare intorno al loro partito il consenso più ampio possibile, adottando toni concilianti e consensuali.

Un atteggiamento che si inserisce nella strategia in vista delle elezioni presidenziali del 2017. Per questo Marine Le Pen punta a rassicurare gli elettori moderati – e decisivi – a costo di provocare la rottura con il padre Jean-Marie, sostenitore della linea “pura e dura”. Gli eventi degli ultimi mesi – gli attacchi a Charlie Hebdo e al supermercato kosher di gennaio, la crisi dei migranti e gli attentati di novembre a Parigi – che hanno toccato i temi più cari al Front national (islam, immigrazione, sicurezza), un’indiscussa abilità oratoria unita a una spregiudicatezza politica senza limiti hanno fatto il resto.

Se la sconfitta della sinistra era prevista, quella della destra è più sorprendente e mette in difficoltà Sarkozy. La sua strategia della “destra senza complessi” – togliere spazio all’Fn appropriandosi di alcune sue idee – si è infatti rivelata fallimentare e ora, con i numeri che le danno ragione, Marine Le Pen ha gioco facile nel presentarsi come unica vera leader della destra francese. In ogni caso Sarkozy ha respinto l’idea di partecipare al “cordone sanitario repubblicano” che finora ha consentito ai partiti tradizionali di mantenere il Front national fuori dal potere, e si è rifiutato di stringere accordi di desistenza con la sinistra per sbarrare la strada ai candidati frontisti.

Da parte sua, il Partito socialista (Ps) ha annunciato il ritiro dei suoi candidati nel Nord-Pas-de-Calais-Piccardia, in Provenza-Alpi-Costa Azzurra e nel Grande Est (Alsazia, Lorena, Champagne-Ardenne), anche se in quest'ultima regione il candidato rifiuta di desistere. Ha preferito sparire dalle assemblee di queste regioni, che pure governava fino a ora (salvo l’Alsazia), pur di ostacolare una quasi certa vittoria dell’Fn.

Occorre dire che, dopo gli attentati di Parigi, il Ps si trovava in una situazione impossibile: per non essere accusato nuovamente di lassismo di fronte al terrorismo, ha adottato delle misure repressive che la destra non si è mai sognata. Ma, mentre gli elettori di sinistra si interrogavano sulla deriva che la “gauche” al potere sta prendendo in nome della sicurezza, il Front national ha tratto vantaggio dal clima di tensione, confermando il principio secondo il quale se la sinistra si comporta da destra e la destra da estrema destra è comunque quest’ultima a raccoglierne i frutti. E il suo corollario: quale che sia la scelta compiuta dai partiti tradizionali – “fronte repubblicano” o rifiuto di desistere – a vincere è il Front national, che ha gioco facile a denunciare le “collusioni” tra Ps e Repubblicani per “rubare il voto” del popolo.

Foto: Blandine Le Cain/Flickr

Questo articolo è stato originariamente pubblicato da Internazionale

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