Negli ultimi giorni in molti hanno scritto che uno dei motivi per cui la crisi del debito dell'eurozona ha rischiato di distruggere la moneta unica è che i tempi di reazione dei governi, Berlino in testa, sono stati troppo lunghi. Inoltre quando i 17 si sono decisi ad agire lo hanno fatto alla loro maniera, ovvero affidandosi alle iniziative del tandem franco-tedesco.
Dopo aver preso il comando delle operazioni (forse suo malgrado), "Merkozy" è riuscito in qualche modo a evitare che il transatlantico Euro si schiantasse sugli scogli della crisi. Almeno finora. La gestione dell'emergenza ha però sancito il trionfo del metodo intergovernamentale, sostenuto dal presidente francese, dalla cancelliera tedesca e da Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo e grande architetto del compromesso tra gli stati membri. Si tratta di un metodo che presenta alcuni vantaggi – le decisioni scaturite dal confronto tra i capi di stato sono più rapide, efficaci e legittime – ma anche diversi inconvenienti, come l'assenza di trasparenza e l'emarginazione dei "piccoli" paesi.
L'avvento di Merkozy, inoltre, ha tagliato fuori dai giochi le istituzioni comunitarie (Commissione e Parlamento europeo), e ha indebolito l'Unione europea nel suo complesso. Agli occhi dell'opinione pubblica ormai l'Ue è sempre meno una soluzione e sempre più parte del problema.
José Manuel Barroso continua a rivendicare un ruolo più decisivo per la Commissione, a cominciare dal controllo sul rispetto del nuovo patto per l'euro. Tuttavia alcuni analisti e buona parte dell'opinione pubblica la considerano ancora un club di burocrati non eletti, che pretendono di controllare i bilanci nazionali imponendo la loro ricetta di misure draconiane.
Il principale difetto dell'istituzione che dovrebbe incarnare l'idea di un governo europeo è evidente: nonostante abbiano ottenuto la fiducia del parlamento europeo, i commissari non sono stati eletti dai cittadini, ma nominati dagli stati membri. L'assenza di un legame diretto tra i cittadini europei e la Commissione getta un'ombra di dubbio sulla legittimità delle azioni dei commissari. Ecco perché sarebbe il caso che venissero eletti direttamente dai cittadini, o almeno (opzione al momento più praticabile) dagli europarlamentari.