Quanti europei conoscono François Hollande? Il candidato socialista alle presidenziali francesi è molto più discreto del presidente uscente Nicolas Sarkozy, e finora ha frequentato poco la ribalta internazionale. Eppure la sera del 6 maggio potrebbe ritrovarsi a capo del secondo stato più influente dell'Unione europea e a fare da alter-ego alla cancelliera tedesca Angela Merkel. Per ora i sondaggi lo danno vincente con addirittura venti punti di scarto su Sarkozy. Di conseguenza sarà bene cominciare a interessarsi a questo personaggio, considerato per troppo tempo come un politico scialbo.

A dicembre François Hollande ha fatto il suo ingresso nel dibattito europeo, annunciando che se diventerà presidente rinegozierà i termini del patto di bilancio firmato da 25 stati dell'Ue. "Se non c'è attenzione alla crescita e al coordinamento delle politiche economiche non possiamo sostenere il trattato", ha dichiarato all'inizio di febbraio. La posizione di Hollande, definita irresponsabile da Sarkozy e dai suoi ministri, è stata accolta a Berlino con parecchio scetticismo.

Entrato in politica come sostenitore di François Mitterrand e a lungo vicino a Jacques Delors, François Hollande è quello che i francesi chiamano "un europeo razionale", piuttosto che emotivo. Una caratteristica generazionale che condivide con numerosi leader attuali. Resta il fatto che Hollande è il candidato di un partito che si è diviso sul referendum del 2005 sulla Costituzione europea, e per questo motivo è particolarmente prudente su tutto ciò che riguarda l'Unione.

Lo dimostra il voto del 21 febbraio all'Assemblea nazionale, quando deputati francesi hanno ratificato il Meccanismo europeo di stabilità, il fondo da 500 miliardi destinato ad aiutare gli stati in difficoltà. Stretto tra la promessa di rinegoziare il patto di bilancio e la necessità di non ostacolare una misura imprescindibile per garantire la stabilità dell'eurozona, Hollande ha raccomandato ai deputati socialisti di astenersi dalla votazione, il che non ha impedito a 20 parlamentari di votare contro, dimostrando che una volta salito all'Eliseo il candidato socialista potrebbe incontrare forti resistenze interne a proposito delle questioni legate all'Unione europea.

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Questo significa che Hollande non ha avrà margini di manovra? Non necessariamente. Anche se deve ancora chiarire la sua visione europea e risolvere le ambiguità del suo partito, Hollande non sarà isoltao. La Germania di Angela Merkel, appoggiata da paesi come la Finlandia e l'Olanda e dal commissario europeo agli affari economici Olli Rehn, mantiene la sua linea impostata sulla ferrea disciplina di bilnacio e sulla riduzione del deficit. Tuttavia, come dimostra la lettera firmata in settimana da 12 capi di stato (tra cui il britannico David Cameron a lo spagnolo Mariano Rajoy, che non possono certo essere definiti scialacquatori), in Europa si sta facendo largo l'idea di una politica improntata alla crescita.

Se sarà eletto François Hollande non potrà certo rinegoziare il patto di bilancio, che al momento è riuscito a placare la crisi. Nella competizione discreta tra la Francia e l'Italia di Mario Monti per fare da contrappeso alla Germania, ciò che dirà Hollande da oggi al 6 maggio sarà determinante. È per questo che tutti gli europei devono stare attenti a cosa succede in Francia. Ed è per questo che Hollande deve parlare chiaramente.

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