“Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei”. Quanti europei sarebbero in grado oggi di rispondere alla domanda posta nel XIX secolo da JeanAnthelme Brillat-Savarin? E quanti sarebbero disposti ad ascoltare la successiva analisi dell’autore della Fisiologia del gusto?
Non abbiamo mai avuto così tante informazioni sugli alimenti che consumiamo, eppure mai prima d’ora abbiamo avuto la sensazione così netta di non sapere cosa c’è davvero nei nostri piatti.
Lo scandalo della carne di cavallo ci ricorda che non siamo al sicuro dalle truffe alimentari, e che la corsa al prezzo più basso finisce per rivoltarsi contro il consumatore.
Spinto dalla crisi e dal calo del potere d’acquisto che ne deriva, l’europeo medio è costretto a tagliare le spese, e spesso a rimetterci è la voce “alimentazione”. Non mangiamo meno, ma mangiamo peggio, e quello che il consumatore risparmia in denaro contante lo paga in termini di salute: obesità, malattie cardiovascolari, diabete, cancro. Sono molti i fattori sanitari di rischio su cui l’alimentazione ha una forte incidenza.
L’Europa, intanto, mantiene un atteggiamento ambivalente: da un lato sembra voler difendere i consumatori introducendo marchi di qualità, imponendo etichettature sempre più precise per gli alimenti e promuovendo un’alimentazione sana; dall’altro lato, però, sembra cedere all’industria agro-alimentare autorizzando pratiche e adottando misure che apparentemente vanno nella direzione opposta.
Un caso recente è la cancellazione del bando sulle farine animali per l’alimentazione dei pesci d’allevamento, che era stato imposto nel 1997 in seguito alla crisi della “mucca pazza”. Considerando l’estremo rincaro dei cereali, in futuro sarà sempre più difficile per Bruxelles resistere alle pressioni degli allevatori, soprattutto di suini e pollame.
In questo scenario il consumatore si ritrova solo. Ma è anche vero che esistono ancora modi per mangiare bene senza andare in rovina. Come ha scritto Carlo Petrini, capo del movimento Slow Food, “non è vero che mangiare bene costa caro. È che non sappiamo più come farlo”.