"L'Europa ripulisce la sua immagine con il premio Sakharov", scrive El Mundo. Il premio del Parlamento europeo per le libertà di espressione è stato assegnato a cinque militanti dei movimenti di rivolta arabi. A ritirare il premio a Strasburgo erano presenti il libico Ahmed el Senoussi, che ha trascorso 31 anni nelle carceri di Muammar Gheddafi, e la militante egiziana Asmaa Mahfouz, esponente del movimento del 6 giugno. Gli altri vincitori non hanno potuto partecipare alla cerimonia: la blogger siriana Razan Zeitouneh vive infatti in clandestinità, mentre il vignettista siriano Ali Farzat è stato costretto a fuggire in Kuwait dal regime di Bashar al Assad. Il quinto vincitore è Mohamed Bouazizi, la cui morte ha innescato la rivoluzione tunisina.
Secondo il quotidiano spagnolo "l'Europa ha chiuso un occhio per anni sulle dittature arabe", e i premi di quest'anno "testimoniano il senso di colpa" dell'Ue. Tuttavia, nonostante la condanna della repressione in Siria da parte del Parlamento europeo, "Bruxelles non ha ancora concordato una linea univoca contro il regime di Assad. L'Ue deve fare molta strada per sostenere in maniera adeguata il processo democratico nel mondo arabo", conclude El Mundo.