Trattato fiscale, l’incubo del referendum

Pubblicato il 1 Febbraio 2012 alle 15:21

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"Il trattato fiscale dovrebbe evitare un referendum in Irlanda", titola l'Irish Times. Secondo la legislazione irlandese tutti i nuovi trattati Ue devono essere sottoposti al voto nazionale, ma una fonte anonima dell'Ue ha rivelato al quotidiano di Dublino che il trattato fiscale concordato lunedì 30 gennaio "è stato concepito specificamente" per evitare la trafila del trattato di Lisbona, la cui entrata in vigore è stata posticipata a causa del fallimento del referendum, nel 2008.

Sull'eventualità che l'ultima parola possa spettare alla Corte suprema, la fonte ha dichiarato che un referendum "non ha niente a che fare con la democrazia". L'Irish Times sottolinea che

mentre non è chiaro quali parti del trattato siano state concepite per soddisfare il governo, sembra che i politici irlandesi abbiano provato a introdurre le nuove regole in materia di debito e deficit nella legislazione e non attraverso un cambiamento della costituzione".

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Nel frattempo, scrive l'Irish Examiner, i partiti d'opposizione irlandesi – tra cui Fianna Fáil e Sinn Féin – si sono uniti per ottenere il voto per vie legali, mentre il dibattito in parlamento si fa sempre più acceso.

Il corrispondente europeo dell'Irish Times Arthur Beesley sottolinea che il paese "non è estraneo" a "ingerenze su questioni di competenza nazionale", fin dalla concessione del bailout da 85 miliardi di euro da parte di Ue, Bce e Fmi nel 2010. Tuttavia il nuovo trattato potrebbe legare il paese "per sempre" a questo tipo di intrusione.

Una cosa è imporre il volere della troika in una situazione di emergenza e con il paese tagliato fuori dai mercati del debito, un'altra è accettare che le mani dei prossimi governi siano legate dagli obblighi verso l'Europa anche quando lo stato sarà di nuovo in grado di reggersi sulle sue gambe.

Beesley sottolinea inoltre che in caso di rifiuto del referendum "all'Irlanda sarebbe impedito di tornare sui mercati".

Ancora più importante è il fatto che i paesi che non ratificheranno il patto entro 13 mesi perderanno il diritto a ricevere nuovi aiuti dal fondo di salvataggio permanente del Meccanismo di stabilità europeo. È facile vedere qualcosa di sinistro in questa regola, che è stata un'idea della Germania.

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