Repubblica Ceca

Fuori dal coro o fuori da tutto?

Pubblicato il 5 Marzo 2012 alle 14:06

Il governo ceco è stato l'unico insieme a quello britannico a non aver firmato il patto di bilancio europeo. Il 2 marzo "la Repubblica Ceca torna nella 'terra di nessuno'?", si domanda Tomáš Sedláček su Hospodářské Noviny.

Secondo l'economista il paese è poco entusiasta all'idea di una maggiore integrazione europea, e dimostra "una scarsa lungimiranza per quanto riguarda l'economia, lo stato e l'Europa".

La posizione del primo ministro Petr Nečas, convinto che il patto di bilancio non contenga alcun vantaggio per noi, riassume il nostro triste approccio all'Unione: prendere senza dare. Dal 1989 la Cecoslovacchia e i due stati in cui si è divisa hanno avuto una priorità internazionale: abbandonare la 'zona' di cui fanno parte i resti dell'Unione sovietica. Siamo entrati nell'Ocse, nella Nato e nell'Ue per far capire in modo chiaro a quale schieramento volevamo appartenere.

Secondo Pavel Kohout, un altro economista intervistato da HN, il "no" di Praga alle regole di bilancio europee non rappresenta alcun rischio per il paese. Kohout è convinto che "il trattato non risolve i problemi legati alla crisi dell'euro", ma "può aiutare a far passare l'armonizzazione fiscale". Anche se tutto ciò conviene a Francia e Germania, questa prospettiva è devastante per la competitività ceca.

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Il ministro degli esteri Karel Schwarzenberg, che difende il patto di bilancio, sottolinea che la Repubblica Ceca "si credeva forte ma si è ritrovata alla periferia dell'Unione" e ora "potrebbe fare marcia indietro e firmare il patto prima della fine dell'anno o nel 2013"

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