L’Europa è “nel mirino dei pirati cinesi”, scrive Libération riprendendo una notizia di Bloomberg. L’agenzia di stampa statunitense ha rivelato che un gruppo di cyber-spie cinesi - monitorate da un collettivo Usa composto da universitari, aziende vittime dello spionaggio cinese ed esperti di sicurezza elettronica - si è infiltrato l’anno scorso nei computer di numerose istituzioni e aziende.
Secondo il quotidiano francese, il gruppo, chiamato “Byzantine Candor” (“Candore bizantino”) dai servizi segreti statunitensi e legato all’esercito cinese, ha colpito soprattutto istituzioni europee, racconta il quotidiano francese:
È successo in un momento in cui la crisi dell’euro viveva uno dei suoi momenti peggiori. Nel luglio 2011 un gruppo di spie cinesi si è infiltrato a distanza nei computer del Consiglio europeo. Non una volta, ma addirittura cinque. In azione dalla Cina, gli hacker si sono impadroniti (tra l’altro) dell’indirizzo di posta elettronica del presidente Herman Van Rompuy […], e oltre al Consiglio europeo almeno 20 imprese sono state colpite da Byzantine Candor […]. Secondo Bloomberg la maggior parte di esse hanno in comune il fatto di possedere dati o innovazioni che possono apportare un vantaggio economico per alcune aziende cinesi.
Libération aggiunge che se una decina d’anni fa “le vittime erano i produttori di armamenti, soprattutto americani […] oggi nessuno è al riparo”.
In Europa la lotta contro il cyber-spionaggio è ormai diventata una priorità. Soprattutto in Spagna, che secondo El País “è uno dei paesi più colpiti dagli attacchi informatici, che si contano a decine di migliaia ogni anno”.
Secondo il quotidiano spagnolo a settembre dovrebbe nascere un centro nazionale d’eccellenza per la cyber-sicurezza, finanziato dalla Commissione europea e con sede all’Università autonoma di Madrid. Sarà il terzo centro di questo tipo nell’Unione europea, dopo quelli di Montpellier (Francia) e Dublino (Irlanda).
Tuttavia una delle imprese che dovrebbe creare il centro, la CfLabs, è guidata da Matías Bevilacqua, “un informatico arrestato e processato in una vicenda di compravendita di dati confidenziali, […] che ha manipolato e venduto informazioni riservate di quasi tutte le istituzioni dello stato”. Una situazione problematica secondo El País, inquietato dal fatto che “un hacker sia al centro di progetti segreti dello stato”.