“Le compagnie ritirano i capitali dall’Europa”, titola Kurier. Mentre la fiducia nell’euro cala sempre di più, i grandi gruppi cominciano a temere un collasso dell’eurozona e a spostare miliardi di dollari verso gli Stati Uniti. Lunedì la compagnia petrolifera britannico-olandese Shell ha annunciato il trasferimento di 15 miliardi di euro (la maggior parte delle sue riserve liquide), e altri gruppi sono pronti a seguirla. Il quotidiano austriaco nota che
I fondi Usa ridistribuiscono i loro miliardi di dollari nello stesso modo in cui fanno i ricchi clienti delle banche statunitensi. Tra il dicembre 2011 e il maggio 2012 gli investitori Usa hanno riportato a casa dall’Europa quasi 50 miliardi di dollari. Si tratta del più grande afflusso di denaro negli Stati Uniti dal 1999.
A Londra, il Financial Times sottolinea che le banche di Wall Street stanno consigliando insistentemente alle aziende di prepararsi al crollo dell’eurozona, concentrandosi su questo aspetto molto più che sulla traballante ripresa dell’economia Usa.
Usando strategie di copertura, come i credit default swap, le banche statunitensi hanno ridotto la loro esposizione netta nei confronti dei paesi in difficoltà dell’eurozona. Ma stanno anche aumentando l’attività dietro le quinte per assicurarsi che se un paese lascerà l’eurozona non dovranno ricevere pagamenti in una dracma o una peseta svalutata. Un trader alla guida di un’unità di crisi sull’eurozona di un’altra banca Usa ha dichiarato che le controparti avevano ricevuto istruzioni per usare garanzie collaterali che non potessero essere convertite improvvisamente da euro a una nuova valuta. Non solo le banche si stanno preparando al crollo dell’eurozona, ma anche i singoli investitori. Alcuni hedge fund hanno smesso di commerciare con le controparti greche.