In anticipo sulla pubblicazione prevista per il 15 giugno, il Guardian rivela che l'atteso rapporto sul massacro del 1972 in Irlanda del nord, passato alla storia come "Bloody Sunday", ha concluso che "buona parte delle morti provocate dal fuoco dei soldati britannici avvenne al di fuori della legge". Tredici nazionalisti disarmati furono uccisi durante una marcia per i diritti civili a Derry, ma l'inchiesta condotta all’epoca stabilì che i soldati avevano agito per legittima difesa. Le conclusioni dell'ultima indagine, aperta nel 1998 e rivelatasi la più lunga della storia della Gran Bretagna, autorizzano i sopravvissuti e le famiglie delle vittime a chiedere che i soldati britannici siano perseguiti. Uno scenario che un parlamentare unionista non ha esitato a paragonare a "una bomba a mano con la linguetta tirata". In Irlanda la questione ha una grande rilevanza emotiva, e secondo il quotidiano londinese "ha infiammato le proteste dei nazionalisti contro la presenza britannica [...] e accresciuto drammaticamente la popolarità dell’Ira nella provincia".
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