Le proposte antiterrorismo di Bruxelles accusate di censura

Pubblicato il 1 Ottobre 2012 alle 13:49

La pubblicazione di un documento riservato sulla lotta al terrorismo online ha riacceso l’eterna polemica tra i sostenitori della sicurezza e quelli delle libertà digitali, scrive La Stampa. Come ricorda il quotidiano torinese,

Circa due anni fa la Commissione Europea ha appaltato 400mila euro per un progetto battezzato CleanIt , che dovrebbe produrre, nei primi mesi del 2013, un elenco di principi e comportamenti utili al controllo e all’eliminazione di attività terroristiche su Internet. L’iniziativa è stata fortemente voluta dai Paesi Bassi e ha raccolto, fin qui, l’adesione ufficiale di altrinovePaesimembri: Germania, Gran Bretagna, Belgio, Spagna, Ungheria, Romania, Austria, Danimarca e Grecia. Il prodotto finale, in ogni caso, non dovrebbero essere direttive europee, ma linee guida adottabili in forma di “gentlemen agreement”.

Le conclusioni provvisorie del gruppo di lavoro sono state però passate da uno dei suoi membri, interessato ad “alimentare la discussione” all’associazione European digital rights (Edri), che le ha pubblicate sul suo sito. Le proposte di CleanIt sono state accusate di violare i diritti civili e le stesse normative europee in materia: secondo gli autori, “Fornire consapevolmente collegamenti ipertestuali a siti web con contenuto terroristico deve essere illegale. I governi devono diffondere elenchi di siti web terroristi. Deve essere spiegato che fornire servizi Internet è incluso nella fornitura di strumenti economici”alle organizzaioni terroristiche. Inoltre le “social media company devono permettere solo le immagini reali degli utenti” e i browser dovrebbero essere dotati di un “pulsante di segnalazione (reporting)” A destare preoccupazione è inoltre “la possibilità di definizione dei contenuti terroristici, e il rischio che un’accezione troppo ampia permetta atti di censura arbitrari”, spiega La Stampa.

I responsabili del progetto si sono affrettati a dichiarare che le proposte sono ancora allo stadio di valutazione, ma secondo il responsabile di Edri, Joe McNamee, il progetto “mostra fino a che punto il dibattito all’interno dell’iniziativa si sia allontanato dai suoi obiettivi pubblicamente dichiarati, così come dalle regole giuridiche fondamentali che sono alla base della democrazia europea e dello stato di diritto”.

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