Pari opportunità

A Bruxelles le donne fanno discutere

Pubblicato il 24 Ottobre 2012 alle 13:47

“Le quote rosa dividono la Commissione”, scrive Die Welt. Il 23 ottobre l’esecutivo europeo non è riuscito a trovare un accordo sul progetto presentato da Viviane Reding, che vorrebbe imporre entro il 2020 la presenza del 40 per cento di donne nei consigli d’amministrazione delle imprese quotate in Borsa.

Secondo il quotidiano il commissario per la giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza “è stata l’unica donna presente a sostenere la proposta, rifiutata anche dai commissari (donne) irlandese [Máire Geoghegan-Quinn], svedese [Cecilia Malmström] e olandese [Neelie Kroes]”. Le avversarie del progetto “dubitano del fatto che il diritto europeo autorizzi Bruxelles a influire sulla politica economica degli stati Ue in maniera così rilevante”, aggiunge Die Welt. Secondo il quotidiano la “decisione della commissione è stata rinviata, ma non bisognerà attendere molto", perché in Germania e nel resto d’Europa “aumentano i sostenitori di quote rosa più rigide”. Tuttavia il quotidiano si domanda se

i politici donna pensano veramente che sapere quante donne sono presenti nel consiglio d’amministrazione di un’azienda influirà in modo decisivo sulla presenza delle donne nel mercato del lavoro. Non sono i politici ma il mercato a fare in modo che sempre più donne abbiano ruoli chiave, perché di questi tempi il personale di qualità è merce sempre più rara.

Il dibattito attorno alle quote rosa coinvolge anche il Parlamento europeo. Nella stessa giornata la commissione affari economici ha dato parere negativo alla nomina di Yves Mersch al direttorio della Banca centrale europea. Gli eurodeputati si sono opposti alla candidatura del capo della Banca centrale del Lussemburgo (proposta dai capi di stato dell’Ue) perché non vogliono che il direttorio sia composto solo da uomini. Secondo il Financial Times Deutschland si tratta di una “prova di forza”. Il quotidiano economico ammette che “sarebbe auspicabile che la realtà dei sessi nelle nostre società sia meglio rappresentata nello stato maggiore della Bce”, ma aggiunge che

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non si tratta di stabilire una quota rosa rigida per il direttorio della Bce, […] perché questo sarebbe un errore: le decisioni della Bce non sono mai state così importanti come in questi tempi di crisi, ed è necessario che sia guidata dai migliori specialisti. La presenza di uomini e donne non dovrebbe essere regolata da una quota. Se non ci sono donne abbastanza competenti, che siano tutti uomini, o vice versa. Il vero problema è capire se è davvero il merito a decidere o se invece è il mondo della finanza dominato dagli uomini che cerca di autoperpetuarsi.

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