Repubblica Ceca

Il futuro è dei veterani

Pubblicato il 14 Gennaio 2013 alle 15:06

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“Zeman contro il principe”, titola Respekt. Al primo turno delle elezioni presidenziali ceche dell’11 e 12 gennaio il principe Karel Schwarzenberg ha sorpreso tutti piazzandosi al secondo posto. Schwarzenberg ha ottenuto il 23,4 per cento dei voti, ovvero appena lo 0,81 per cento in meno rispetto all’ex primo ministro Miloš Zeman. Per il settimanale la prospettiva del secondo turno del 25 e 26 gennaio è “molto eccitante, perché comprende due percorsi molti diversi”. Zeman, ex capo del partito socialdemocratico, rappresenta il “popolo” della campagna, mentre la “nobiltà” del conservatore Schwarzenberg si afferma nelle grandi città. 
Schwarzenberg, attuale ministro degli esteri e capo del partito Top09 (conservatore), è stato a lungo considerato come un outsider, ma è riuscito a mobilitare l’elettorato negli ultimi giorni di campagna elettorale. Secondo Respekt la rimonta si spiega con “il suo carisma, la sua campagna molto riuscita e una storia personale che nessuno dei politici cechi è stato in grado di offrire dopo Václav Havel”. 
Nato in una grande famiglia aristocratica, Schwarzenberg è stato costretto a fuggire dalla Cecoslovacchia dopo l’ascesa al potere dei comunisti nel 1948. Durante l’era comunista è tornato diverse volte nel paese per sostenere i dissidenti, e nel 1989 è diventato cancelliere del presidente Václav Havel e capo della diplomazia. 
I 2,5 milioni di cechi che hanno votato al primo turno (un’affluenza di circa il 60 per cento) “hanno dato una possibilità ai rappresentanti di una generazione che ha definito il volto del paese dagli anni novanta”, commenta Hospodářské Noviny: 

Cosa significa questo cambiamento? Che l’uomo del passato è anche l’uomo del presente? Il ministro degli esteri settantacinquenne o l’ex primo ministro sessantottenne? Con tutto il rispetto che è dovuto ai due uomini, la discussione potrebbe fare sorridere. Ma alla base del fenomeno c’è una buona ragione. I cechi, che nei sondaggi esprimono il loro disgusto per la politica, hanno rifiutato nettamente la retorica del “cambiamento” e del “nuovo inizio”, preferendo puntare sulle certezze e la tradizione.

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