I pirati di Cloud Atlas

Pubblicato il 8 Febbraio 2013 alle 08:43

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In occasione dell’apertura della Berlinale, il 7 febbraio, Die Zeit racconta la storia del “film rubato”, archetipo della lotta del mondo del cinema contro la pirateria.
In un lungo articolo il settimanale di Amburgo racconta di come il tedesco Allemand Stefan Arndt, produttore di Cloud Atlas, ha provato invano a guadagnare con gli incassi del film prima che i pirati informatici rendessero disponibile online una copia  della pellicola. Il film un'epopea di 3 ore che comincia nel 1849 e si conclude cinquecento anni più tardi, dopo la fine del mondo, è costato cento milioni di euro più altri cento per la pubblicità e la distribuzione. 
Nell’estate del 2012, racconta Die Zeit, Arndt ha scoperto che il suo film era stato preso di mira dai pirati. Con otto settimane di anticipo sull’anteprima mondiale, infatti, 

migliaia di persone si erano già registrate sui siti di file sharing in attesa di una copia illegale di Cloud Atlas.
Uscito in Russia una settimana dopo la prima americana su richiesta del co-produttore russo, il film è stato piratato a Chimki e pubblicato online a novembre. Grazie ai codici legati all’immagine e al suono, spiega Die Zeit, ogni copia del film può essere collegata a una precisa proiezione. Ma le persone responsabili – chi l’ha registrato, chi l’ha pubblicato online,  chi gestisce il sito pirata, i proprietari del sito e i proprietari dei server (“le banche svizzere del cinema internazionale”) – spariscono in un labirinto di società di comodo e false identità sparse per il mondo.
A pochi giorni dall’inaugurazione della Berlinale, decine di copie illegali di Cloud Atlas erano già disponibili in rete in una moltitudine di versioni duplicate e sottotitolate. Al momento il film ha recuperato solo 85 dei 200 milioni spesi.
Ironia della storia, aggiunge il settimanale, Google (leader mondiale nel settore altamente remunerativo della mediazione tra gli utenti, i siti pirata e gli inserzionisti) finanzia al 100 per cento l’Istituto per internet e la società dell’Università di Humboldt, a Berlino, i cui membri consigliano i deputati tedeschi.

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