Il 20 febbraio il primo ministro Bojko Borisov ha annunciato le dimissioni del suo governo, nonostante in un’intervista e nella sua prima apparizione pubblica dopo le prime manifestazioni contro l’aumento del prezzo dell’elettricità (10 febbraio) avesse promesso che sarebbe rimasto al timone.
“Non me ne andrò per colpa di Sergei Stanichev e Ahmed Dogan (i leader dei due principali partiti d’opposizione). Combatterò fino alla fine”, aveva giurato Borisov. Oggi il primo ministro ha invece gettato la spugna, confessando che la vista di “un parlamento assediato” gli è “insopportabile”.
A calmare le acque non sono bastate né le dimissioni della vigilia del ministro delle finanze, l’impopolare Simeon Djankov, né le promesse di revocare la licenza di distribuzione della compagnia elettrica ceca Čez, sotto inchiesta per non aver rispettato il contratto.
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