Berna chiude ai lavoratori europei

Pubblicato il 25 Aprile 2013 alle 13:27

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Il 24 aprile la Svizzera ha deciso di estendere per un anno a tutti i residenti dell’Unione europea (ad eccezione di bulgari e romeni, già soggetti a un periodo transitorio) il contingentamento dei permessi di lavoro a lunga durata. Il provvedimento, che entrerà in vigore il primo maggio, segue l’introduzione nell’aprile 2012 di una quota di permessi di lavoro di breve durata concessi ai residenti dell’Ue-8, i paesi dell’est europeo che hanno aderito all’Unione nel 2004.

“L’Ue non approva” la decisione, scrive la Neue Züricher Zeitung. Estendendo le restrizioni al cosiddetto gruppo Ue-17, Berna ha infatti deciso di applicare la “clausola di salvaguardia” inserita negli accordi bilaterali firmati con l’Ue nel 199. La clausola entra in funzione superata la soglia dei 53.700 premessi. Secondo il quotidiano

se il Consiglio federale [il governo svizzero] sperava di evitare l’accusa di discriminazione applicando la clausola ai 17 paesi europei, non ha convinto Catherine Ashton. La responsabile del Seae è infatti convinta che [la Svizzera] continui a fare distinzione tra stati membri, un atteggiamento giudicato inammissibile.

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Secondo Le Temps invece il provvedimento “non offende l’Ue”, ma si presenta comunque come una sorta di “cosmetica migratoria” che potrebbe rassicurare Bruxelles ma non il popolo svizzero:

La decisione può soddisfare Bruxelles per tre motivi: la Svizzera rispetta i patti con l’Ue, il provvedimento evita la discriminazione tra cittadini europei e si applica soltanto ai permessi di lunga durata, un elemento che ne riduce la portata. […] Credere che anche gli svizzeri possano essere soddisfatti sarebbe però ingenuo. I cittadini elvetici non sono stupidi, e capiranno che la pressione migratoria dal resto d’Europa non calerà. […] Tuttavia gli svizzeri possono capire, e lo hanno già dimostrato, che la migrazione europea – favorita giustamente rispetto alla migrazione dal resto del mondo – alimenta la prosperità del paese.

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