“La crisi dell’eurozona è finita, ora bisogna superare quella delle banche”, titola in prima pagina Nrc Handelsblad due giorni dopo l’annuncio del presidente della Banca centrale europea (Bce) Mario Draghi che “la Bce studierà la possibilità di acquistare ipoteche bancarie”. Secondo il quotidiano le dichiarazioni di Draghi confermano che a Bruxelles e a Francoforte pensano che “la fase peggiore della crisi dell’eurozona sia ormai superata”.
“A questo punto – aggiunge il quotidiano – si comincia a scorgere il problema di fondo: molte banche non sono state del tutto ripulite”. La crisi dell’eurozona è una conseguenza della crisi bancaria del 2007 (quando gli stati si sono indebitati per risanare le banche nazionali ed evitarne il fallimento) ma ancora oggi ci sono ancora banche “piene di asset tossici”. A causa di queste banche zombie, “né morte né vive”, l’economia europea è come “un pesce fuor d’acqua”, perché le banche esitano a prestare e i consumatori a spendere.
Contrariamente a ciò che accade negli Stati Uniti o in Svizzera, dove le misure per rispondere alla crisi bancaria sono state più efficaci, uno dei problemi dell’eurozona è che i supervisori delle banche “si scontrano con i politici”.
La loro vera missione non è risanare l’economia europea a rischio di chiudere le loro banche, ma mantenere in vita i loro campioni nazionali. In uno scenario pieno di banche pan-europee, i supervisori si nascondono dietro i paraventi nazionali. Raramente si scambiano informazioni, che spesso sono false.
L’unione bancaria potrebbe risolvere questo problema, ma per crearla servirebbe una modifica dei trattati europei, aggiunge Nrc basandosi su un’intervista rilasciata da Wolfgang Schaüble al Financial Times in cui il ministro delle finanze tedesco aveva dichiarato che la Bce non può acquistare ipoteche perché altrimenti si tratterebbe di “finanziamento monetario”.