Schermo nero per la tv pubblica

Pubblicato il 12 Giugno 2013 alle 13:26

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Secondo Eleftherotypia la chiusura dell’emittente radiotelevisiva pubblica greca Ert dopo appena qualche ora dall’annuncio improvviso del governo, l’11 giugno, non è altro che una “condanna a morte”. Alle undici di sera i greci hanno scoperto tramite il video di addio dei giornalisti dell’emittente che “con un gesto inedito – non soltanto in Grecia – il governo ha chiuso senza preavviso il settore audiovisivo pubblico”, scrive il quotidiano. Una volta appresa la notizia diverse migliaia di persone hanno manifestato davanti agli uffici dell’Ert. Alcune emittenti private hanno interrotto le trasmissioni per alcune ore in segno di solidarietà. Secondo Eleftherotypia

l’ufficio del primo ministro stava preparando la chiusura da tempo, perché pensava di poter risolvere in questo modo la questione del licenziamento di duemila dipendenti imposta dalla troika. E così Atene ha deciso di mettere in cassa integrazione 2.656 dipendenti.

Il quotidiano sottolinea che la decisone affrettata pone un

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enorme problema democratico, distruggendo il pluralismo dell’informazione. Il popolo greco ha il diritto di avere una televisione pubblica aperta, imparziale e di qualità.

“C’erano molte cose che non andavano all’Ert”, ammette Kathimerini:

per molti anni l’emittente è stata trattata come il resto del settore pubblico dai vari governi, che pensavano di avere una clientela da soddisfare e del denaro da buttare. Le 19 radio locali testimoniano uno sperpero insopportabile. […] Ma c’erano anche molti motivi per amare l’Ert: l’emittente ha continuato a produrre ottimi documentari in un momento in cui in Grecia non lo faceva più nessuno. Le sue stazioni diffondevano musica che nessun altro trasmetteva.

Per quanto riguarda i modi della chiusura, il quotidiano economico denuncia che

non c’è stato alcun dibattito in parlamento né una discussione pubblica e nemmeno un via libera dei partner di coalizione di Nuova democrazia, i socialisti e la Sinistra democratica. È bastato un decreto legislativo, e il portavoce del governo ha potuto annunciare in tv che l’Ert era diventata un pozzo senza fondo che divora 300 milioni di euro all’anno e produce cattiva gestione e inefficacia anziché buoni programmi. […] L’Ert è uno dei numerosi scheletri che i partiti vogliono nascondere nell’armadio, e quale momento migliore per chiudere che ora che la troika è ad Atene e chiede conto della promessa di licenziare duemila dipendenti pubblici entro l’estate?

Il governo ha assicurato che la chiusura è solo temporanea, nell’attesa di creare “al più presto” una “nuova struttura”. Secondo Eleftherotypia nei cassetti del governo c’è un progetto di legge per la creazione di Nerit Ae (Nuova radiodiffusione greca, internet e televisione), con un organico “molto più modesto”. I principali sindacati dei lavoratori pubblici e privati hanno indetto uno sciopero generale di 24 ore per giovedì per protestare contro la chiusura dell’Ert.

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