Secondo un rapporto dell’Ocse pubblicato il 13 giugno i flussi migratori all’interno dell’Ue sono nuovamente in aumento, dopo tre mesi consecutivi di contrazione dovuta alla crisi. Tuttavia le prospettive d’impiego per gli stranieri sono abbastanza scoraggianti: circa un immigrato su due, infatti, è alla ricerca di un lavoro da più di 12 mesi.
“La Germania non è capace di trattenere gli immigrati a lungo”, titola Die Welt. Soltanto un greco su due e un terzo degli spagnoli arrivati in Germania nel 2011 è restato nel paese per più di un anno. Tra gli italiani soltanto il 40 per cento si è stabilito a lungo in Germania, sottolinea il quotidiano. Secondo un esperto dell’Ocse
la Germania dovrebbe accogliere meglio gli immigrati e mettere sullo stesso piano tutte le persone qualificate ma con un diploma che non corrisponde agli standard tedeschi.
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Der Standard ribadisce il concetto: “L’Austria potrebbe approfittare meglio della presenza degli immigrati”. Una migliore integrazione sul mercato del lavoro porterebbe infatti 1,2 miliardi di euro in più nelle casse dello stato, che dovrebbe non soltanto investire nella formazione degli immigrati arrivati da poco, ma anche in quella della seconda generazione:
I figli degli immigrati dall’ex Jugoslavia corrono un rischio doppio di non trovare un lavoro rispetto ai ragazzi della stessa età nati nelle famiglia che vivono in Austria da più generazioni.
La Svizzera, invece, “approfitta della presenza degli immigrati”, titola la Neue Züricher Zeitung: insieme al Lussemburgo è il paese Ocse che trae il maggior profitto. Secondo il quotidiano le ragioni sono tre:
Innanzitutto il tasso d’immigrazione è molto elevato rispetto al numero di cittadini svizzeri; in secondo luogo gli immigrati che arrivano in Svizzera sono in età da lavoro; infine i più qualificati lavorano nella maggior parte dei casi.