Crisi dell'euro

L’Irlanda è solo l’inizio

Pubblicato il 16 Novembre 2010 alle 15:17

L'Unione europea metterà a punto un piano di salvataggio finanziario per l'Irlanda? È l'inizio di una crisi più grande e più grave? Secondo Der Standard, nelle prossime decisioni "l'isola non conta più molto". Il quotidiano viennese comprende lo "scetticismo di Dublino" a proposito della possibile perdita della sua indipendenza finanziaria. "Il problema fondamentale è il seguente: per i salvatori del continente, la questione principale non è l'Irlanda. Come nel caso della Grecia, l'economia irlandese è troppo piccola per poter trascinare l'eurozona nel baratro. Ma come la Grecia, l'Irlanda e le sue banche devono molto denaro agli istituti di credito dell'eurozona e del Regno Unito: 138 miliardi soltanto per quanto riguarda le banche tedesche", precisa il quotidiano viennese, che sottolinea il pericolo di un effetto domino che metta nei guai anche la quarta economia europea, la Spagna.

"La Spagna sarà la prossima?", si chiede El Mundo. Ormai "sull'orlo del precipizio, la Spagna è stata messa in guardia dall'Unione europea", prosegue il quotidiano madrileno. La Commissione europea ritiene infatti che "la situazione irlandese potrebbe danneggiare la Spagna se Madrid non dimostrerà la propria credibilità ai mercati". "Il governo ha fatto pochi passi avanti nelle riforme strutturali iniziate" nel maggio scorso, e secondo El Mundo ormai il tempo è scaduto. Madrid deve tra l'altro riformare il sistema pensionistico e il processo di fusione delle casse di risparmio, problema molto rilevante per il finanziamento dell'economia spagnola e "preteso come imperativo" dal governatore della Banca di Spagna.

Il portoghese Diário de Notícias annuncia che "il governo di Lisbona rifiuta di chiedere aiuto anche se gli irlandesi lo facessero". Ma a Bruxelles, sottolinea il connazionale Público, "c'è chi ammette che un aiuto comune ai due paesi è ormai inevitabile".

Come siamo arrivati a tanto? Secondo Les Echos, l'Europa paga le decisioni prese la scorsa primavera. Durante la crisi greca "per orgoglio Bruxelles ha escluso la possibilità di una ristrutturazione del debito di uno degli stati membri" e ha fatto ricorso a un "piano pensato per guadagnare tempo e calmare i mercati". Tuttavia "i mercati finanziari si sono calmati solo per qualche mese, e presto non ci sarà più tempo per i cosiddetti paesi 'periferici' dell'eurozona come la Grecia, l'Irlanda o il Portogallo per rifinanziarsi a condizioni accettabili", spiega il quotidiano economico francese.

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"Come potrebbe fare l'Irlanda a portare il deficit dal 32 al 3 per cento del pil entro il 2014?", si chiede Les Echos. "L'eccesso di debito non può che sfociare un giorno o l'altro nell'insolvenza o in una ristrutturazione profonda. Ma fino a ora l'Europa ha rifiutato di ammetterlo". È quindi urgente "uscire dal diniego" e "mettere in atto un meccanismo di ristrutturazione 'ordinato' del debito dei paesi più vulnerabili, ovvero uno scaglionamento delle scadenze accompagnato da uno sforzo da parte dei creditori".

Secondo la Frankfurter Allgemeine Zeitung, sull'Irlanda è in corso una "partita a poker". Berlino, per esempio, si trova incastrata tra i mercati e i contribuenti a causa del progetto presentato da Angela Merkel per rendere permanente l'attuale meccanismo di salvataggio a partire dal 2013. La cancelliera vorrebbe che anche i creditori privati, ovvero le banche e i fondi, partecipassero al salvataggio dei paesi membri. "Non si può pretendere ancora a lungo dai cittadini che le banche siano salvate con il denaro dei contribuenti senza essere costrette ad assumersi le responsabilità dei loro investimenti sbagliati", precisa la Faz. Secondo il quotidiano Angela Merkel ha in realtà contribuito molto alla reazione dei mercati quando ha riaffermato la posizione della Germania durante il summit di Seoul. Un banchiere intervistato dal quotidiano ha dichiarato che alcuni investitori credono che Irlanda e Portogallo saranno coinvolti nel meccanismo di salvataggio.

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