“Fine della recessione in Europa”, annuncia la Berliner Zeitung riferendosi all’ultimo indice Emi dei direttori d’acquisto, un sondaggio effettuato presso tremila aziende in Germania, Francia, Italia, Spagna, Austria, Irlanda, Grecia e Paesi Bassi che permette di anticipare l’evoluzione dell’economia.
Nel mese di giugno l’indice dell’eurozona, che prende in considerazione le produzione e gli ordini registrati, ha raggiunto i 50,4 punti contro i 45,1 del 2012. Secondo il quotidiano si tratta di un dato “sorprendente”, e “diversi fattori indicano che anche l’economia dei paesi dell’Europa meridionale è in fase di ripresa, mentre la scissione del Vecchio continente tra un nord stabile e un sud debole sta lentamente scomparendo”.
Secondo il Financial Times i dati mostrano “l’inaspettata resilienza” dell’Ue alla crescita lenta della Cina, un importatore chiave per la Germania. Il quotidiano sottolinea che
i dati rendono più probabile l’eventualità che la Banca centrale europea mantenga il suo orientamento. Questo mese la Bce ha adottato la sua prima “forward guidance” (la promessa di mantenere basso il livello dei tassi) e ha fatto sapere di essere pronta a tagliarli ulteriormente se i dati economici dovessero peggiorare.
Tuttavia Les Echos sottolinea che “le agenzie di rating non hanno ancora smesso di punire l’eurozona”. Il quotidiano economico francese precisa che
il rating di 14 paesi dell’eurozona su 17 è orientato al ribasso da almeno una delle agenzie. Il Belgio, l’Italia e la Spagna sono i candidati più probabili al prossimo declassamento. […] Da un giorno all’altro Moody’s e S&P potrebbero inserire il debito spagnolo nella categoria speculativa, innescando il ritiro degli investitori.