Bilancio Ue 2014-2020

Un voto di rassegnazione

Pubblicato il 20 Novembre 2013 alle 12:26

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“L’Europa avrà i suoi soldi”, scrive Luxemburger Wort. Il 19 novembre il Parlamento europeo ha approvato con 537 voti favorevoli e 126 contrari il budget Ue per il periodo 2014­2020, che sarà ridotto di 38,2 miliardi rispetto a quello relativo al periodo 2007­2013.
Per la prima volta il bilancio europeo è in calo (960 miliardi di euro in autorizzazioni di programmi, 908 in crediti di pagamenti) anche se “i compiti di Bruxelles aumentano”, sottolinea Les Echos, secondo cui i deputati hanno votato con “spirito di rassegnazione”.
Secondo El País dopo “nove mesi di intensi negoziati” tra le istituzioni europee e gli stati membri, “l’Ue conferma la prima riduzione di bilancio della sua storia”. Il taglio del 3,5 per cento del budget rispetto al periodo 2007­2013 è stato “imposto” dagli stati membri:

Pochi anni dopo l’imposizione ai paesi Ue dell’amara medicina dell’austerità, i conti Ue non sfuggono alla tendenza, ma i retroscena del patto permettono a tutti di cantare vittoria. Da un lato i leader Ue possono dire di aver tagliato le spese […] dall’altro il Parlamento si attacca alle due principali concessioni ottenute dagli stati membri: una maggiore flessibilità nell’assegnazione dei fondi europei (che se non saranno spesi nell’anno previsto potranno essere trasferiti sul bilancio dell’anno seguente o assegnati ad altri), e la revisione del quadro budgetario nel 2016, quando sarà possibile introdurre cambiamenti tenendo conto della situazione economica.
Il budget europeo “non risponde alla crisi”, si rammarica Le Soir. Il quotidiano belga intervista Fabian Zuleeg, capo economista dell’European Policy Centre, convinto che
il budget europeo resta strutturato attorno a due grandi pilastri tradizionali (la politica agricola comune e i fondi di coesione). Non è un bilancio concepito per rispondere alla crisi: abbiamo lo stesso budget che avremmo avuto senza la crisi economica. Tuttavia abbiamo aumentato lo spazio dedicato alle politiche del futuro come la ricerca e l’Europa delle reti. È una modifica marginale, ma a lungo termine potrebbe riequilibrare la distribuzione.

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